Giampiero Maggio per www.lastampa.it
Arriva l’anticiclone mangia inverno. Anche se è prematuro affermarlo con così largo anticipo, ci si avvia verso un fine di stagione privo di sussulti in Italia: le temperature resteranno miti, piogge e nevicate saranno un miraggio per buona parte del Paese. Anzi, per almeno dieci giorni tutta la penisola sarà interessata da alta pressione statica e temperature che resteranno ben sopra la media.
In una situazione del genere l’unico vero aspetto negativo sarà la presenza di nebbia nelle zone di pianura con l’accumulo di inquinanti nei bassi strati. Oltre, ovviamente, ad una siccità che sta diventando sempre più preoccupante.
L’ANTICICLONE E QUANTO DURERÀ
Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, informa che, per almeno 10 giorni, una vasta figura di alta pressione occuperà prepotentemente gran parte dell'Europa sud-occidentale riportando lo spettro della siccità anche su Spagna e Francia. Il nostro nord, dopo settimane di alta pressione, vedrà scendere ancora di più il livello dei principali fiumi, al sud invece la situazione sarà meno deficitaria.
LA MEMORIA CORTA
«La nostra memoria a volte però è breve» ci ricorda il meteorologo. «Un anno fa avevamo piogge abbondanti e metri di neve sulle Alpi con gli impianti sciistici chiusi per lockdown. È anche impressionante rileggere il dato record di 4 mesi fa: Liguria, 4-5 ottobre 2021, 888 mm di pioggia in 24 ore; poi tutto è cambiato. Tra la fine del 2021 e l'inizio di quest'anno le perturbazioni hanno snobbato il settentrione, portandosi o più a nord o più ad est.
Quest’inverno ha infatti regalato 150-250 cm di neve fresca in Svizzera ed Austria con nevicate eccezionali fino in Grecia e Turchia. Sulle Alpi italiane l'ultima nevicata risale al 6 gennaio, con un accumulo di circa 30 cm: gli impianti sono aperti e i paesaggi sempre suggestivi ma si ricorre sempre più all’innevamento artificiale che ha bisogno di riserve idriche.
COSA CAMBIA NELLA CIRCOLAZIONE ATMOSFERICA
Ma come mai un anno nevica tantissimo in Italia e l'anno dopo si ferma al confine? «Tutto dipende dall'orientamento principale delle perturbazioni – spiega Tedici -: con il flusso dai quadranti settentrionali le Alpi italiane rimangono a secco; e questo flusso favorisce, come avvenuto negli ultimi giorni, anche episodi di vento di Foehn che scaldano e asciugano l'aria del nord Italia.
Un quadro che favorisce temperature ben oltre i 20°C a febbraio, aumenta il rischio incendi e preoccupa per la situazione idrologica in deficit ormai da mesi. Addirittura alcuni indici di siccità indicano un peggioramento costante delle riserve idriche al nord dal 1986, con le piogge più abbondanti che si sono spostate verso il sud peninsulare».
LA TENDENZA
E i prossimi 10 giorni non saranno differenti: «Un anticiclone prepotente bloccherà qualunque possibilità di precipitazioni importanti, al massimo avremo pioviggini al centro-sud in un contesto asciutto almeno fino a metà febbraio. Chissà poi se avremo la sorpresa di San Valentino, con l'arrivo dell'inverno in ritardo di 2 mesi, uno scenario che per ora è solo possibile immaginare.
Da metà mese infatti potrebbe tornare il gelo anche con precipitazioni diffuse sul siccitoso nord; qualora la tendenza meteo fosse confermata avremmo anche neve abbondante sui rilievi e localmente fino in pianura al nordovest». Una linea di tendenza che, però, viene sconfessata da altri meteorologi e da altre linee di tendenza.
L’outlook sul mese di febbraio di Meteonetwork, invece, lascia pensare ad un ultimo mese invernale privo di precipitazioni. Nel caso di discese di perturbazioni o depressioni, le zone più colpite potrebbero essere – è la tendenza ormai seguita da tutto l’inverno – sempre le stesse: Italia del Sud e zone Balcaniche.
«L’abbozzo di ATR con NAO comunque prevalentemente positiva lascia pensare ad un maggiore interessamento dell’Est Europa e della zona Balcanica per ipotetiche discese di aria artica. In una siffatta situazione sarebbe più probabile un marginale o parziale interessamento delle nostre regioni orientali e meridionali, mentre più riparate potrebbero risultare ancora le zone settentrionali e tirreniche».