Alessia Vinci per il corriere.it
Immagini di nudo per calamitare l’attenzione verso il messaggio che si desidera veicolare: un «trucco» più che noto in ambito pubblicitario. Ma funzionerà anche nello spazio? Gli scienziati della Nasa sono convinti di sì.
È quanto emerge da un nuovo studio condotto da un gruppo di esperti guidato da Jonathan Jiang, capo ricercatore del Jet Propulsion Laboratory dell’agenzia spaziale americana. Intitolato «A Beacon in the Galaxy» («Un Faro nella Galassia»), contiene infatti le istruzioni necessarie per rappresentare in maniera realistica la figura umana in codice binario allo scopo di entrare in contatto con forme di vita extraterrestri.
Incontri ravvicinati del terzo tipo
Il perché del codice binario
«Il codice binario – si legge nel paper – è la forma più semplice della matematica, poiché comporta solo due stati opposti: zero e uno, sì o no, bianco o nero, massa o spazio vuoto». In altri termini, è un linguaggio «probabilmente universale per tutte le intelligenze»: per questo è stato scelto per massimizzare le chance di comprensione da parte degli alieni.
Nello specifico, l’immagine elaborata dagli scienziati consta di tre elementi stilizzati: la raffigurazione del corpo maschile e di quello femminile, la struttura a doppia elica del nostro Dna e una serie di oggetti in caduta libera a simboleggiare la forza di gravità.
Le altre informazioni
Non è finita qui. Il messaggio predisposto dagli autori della ricerca, infatti, include anche «concetti matematici e fisici di base», «informazioni sulla composizione biochimica della vita sulla Terra», «rappresentazioni digitalizzate del sistema solare e della superficie terrestre» e «la posizione del sistema solare nella Via Lattea». Chiude poi le fila «un invito a qualsiasi intelligenza ricevente a rispondere».
I precedenti
Sarà la volta buona per stabilire una connessione? Un primo tentativo in codice binario venne effettuato tramite il «compianto» telescopio di Arecibo nel 1974, ma un’eventuale risposta arriverà, nella migliore delle ipotesi, soltanto tra 50 mila anni. Dal 2017 si sta invece puntando a comunicare con il sistema della stella nana ultrafredda Trappist-1. Non è dunque da escludere che il nuovo messaggio, ben più dettagliato dei precedenti (anche) dal punto di vista anatomico, venga impiegato già a partire dai prossimi invii.
L’idea di spedire ai confini dell’universo immagini di nudo umano, comunque, non è una novità. A dimostrarlo, le incisioni riportate sulle placche di alluminio posizionate nei primi anni Settanta a bordo delle sonde Pioneer 10 e Pioneer 11, che stanno ancora vagando silenti e indisturbate a miliardi di chilometri da noi.