1 – USA: AL-QAIDA HA UN NUOVO CAPO, È L'EGIZIANO SAIF AL-ADEL
Estratto dell'articolo da www.rainews.it
Saif Al Adel foto diffusa da FBI il 10 ottobre 2001
Saif Al-Adel, un egiziano con base in Iran, è diventato il capo di al-Qaeda dopo la morte di Ayman al-Zawahiri, avvenuta nel luglio 2022, lo afferma il Dipartimento di Stato Usa.
"La nostra valutazione è in linea con quella delle Nazioni Unite: il nuovo leader de facto di al-Qaeda, Saif al-Adel, ha sede in Iran", ha dichiarato un portavoce del Dipartimento di Stato […]rappresentando per ora la continuità".
Ma il gruppo non l'ha formalmente dichiarato "emiro" a causa della sensibilità alle preoccupazioni delle autorità talebane in Afghanistan, che non hanno voluto riconoscere che Zawahiri è stato ucciso da un razzo statunitense in una casa a Kabul l'anno scorso. Inoltre, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, l'islamista sunnita al-Qaeda è sensibile al fatto che Adel risieda nell'Iran, un Paese a maggioranza sciita.
"La sua posizione solleva questioni che hanno a che fare con le ambizioni di al-Qaeda di affermare la leadership di un movimento globale di fronte alle sfide dell'ISIL", si legge nel rapporto dell'Onu […]
2 – IL NUOVO CAPO DI AL QAEDA È SEIF AL ADEL, EGIZIANO: SULLA SUA TESTA UNA TAGLIA DA 10 MILIONI DI DOLLARI
Estratto dell'articolo di Guido Olimpio per www.corriere.it
Seif al Adel è la Guida di al Qaeda. Lo ha indicato un rapporto Onu, lo hanno ribadito gli Usa confermando un quadro emerso da tempo. È l’ex parà egiziano ad avere ereditato la leadership dopo l’uccisione di al Zawahiri a Kabul, fatto fuori da un drone americano. Manca solo il sigillo dell’ufficialità. La promozione è una scelta obbligata, quasi scontata […]
Partiamo dalla sua scheda: il suo vero nome è Mohammed Zeidan, nato a Shibin al Kawm negli anni ’60. Dopo un periodo nell’esercito, si è unito alla carovana jihadista partecipando alle “campagne” più importanti. Tra i primi ad andare in Afghanistan, quando Osama era ancora nell’ombra, poi Sudan, Somalia, Yemen e molte missioni con un ruolo attivo. […]
È nel cerchio di dirigenti al fianco di bin Laden, conquista un peso militare sul campo, come dimostrano le tante ferite e l’expertise di combattente enfatizzato dal suo nome di guerra, “Spada della Giustizia”. Seif, però, è anche “stratega” e chi lo conosce sottolinea la determinazione, i toni caustici, la devozione alla causa.
Dopo l’11 settembre si rifugia con altri quadri e alcuni familiari di Osama in Iran, paese nemico. I pasdaran giocano con gli ospiti, li mettono in residenza sorvegliata, ne scambiano alcuni, pensano di usarli per baratti e pressioni. In seguito il terrorista – come ha ricostruito in lungo profilo l’ex agente Fbi Alì Soufan – ottiene libertà d’azione in cambio del rilascio di 4 diplomatici rapiti in Yemen.
In questi anni, pur da lontano e sotto controllo, avrebbe coordinato attacchi e compiuto un viaggio nel Waziristan. Seif incarna il passato, ha il peso del veterano e le spalle robuste per provare a garantire il futuro di un’organizzazione scavalcata dallo Stato Islamico.
Gli esperti sostengono che la casa madre non ha comunicato l’investitura, che deve poi essere accompagnata dal giuramento di fedeltà (Bayat) dei gruppi affiliati nei vari paesi, per diverse ragioni. Motivi di sicurezza: preferisce agire nell’ombra, di lui si conoscono solo vecchie foto. Necessità di non creare imbarazzo ai talebani e allo stesso Iran. Forse non tutti i mujaheddin sono d’accordo, anche se il militante può sempre rivendicare la sua storia.
attacco alle Torri gemelle a New York 11 settembre 2001
L’interrogativo più grande però riguarda proprio il suo soggiorno in terra iraniana, un rifugio che rappresenta un limite. Almeno sulla carta. I pasdaran e gli apparati gli permetteranno di impartire disposizioni ad una formazione ideologicamente avversaria? Quali saranno i margini di manovra? Oppure dovrà trovare un nuovo nascondiglio? […]
Ora al Adel ha tre compiti. Primo. Restare in vita, cosa non facile, tenuto conto anche che sulla sua testa c’è una taglia da 10 milioni di dollari. Secondo. Ispirare un movimento oggi ripiegato per necessità e interesse sulle agende regionali come Somalia e Sahel. […] Terzo. Tenere viva l’eredità del fondatore. Un messaggio affievolitosi con il “pallido” e noioso Zawahiri rispetto al dinamismo e all’agilità – più fatti e meno dottrina - del Califfato. […]
ayman al zawahiri il momento in cui biden ha autorizzato il raid contro al zawahiri raid per uccidere al zawahiri