Melania Di Giacomo per il Corriere della Sera
La giornata tipo di un ex poliziotto provinciale di Lecce, ora addetto al nucleo di vigilanza ambientale regionale? Inizia presto: alle 7.30 si timbra il cartellino, sei ore al giorno più due rientri settimanali. Ma almeno l’ufficio è nuovo, l’hanno appena ristrutturato nella portineria degli ufficio della Regione, dopo gli 8 mesi passati in una sala conferenze, senza nemmeno la scrivania.
Il telefono, non c’è pericolo che suoni, non è abilitato alle chiamate esterne. Andare a fare in controlli venatori? «Non abbiamo la divisa e non abbiamo le macchine — spiega uno dei 16 transitati alla Regione —. La pistola ce l’hanno tolta. Dovremmo avere la qualifica di polizia giudiziaria, ma non ci viene riconosciuta. Non possiamo nemmeno sequestrare un fucile a un cacciatore, non abbiamo il tesserino per presentarci. Si farebbe una risata».
Pagati (anche se con stipendi ridotti di 400 euro, senza indennità) per non far nulla, dal primo agosto dell’anno scorso. Nemmeno la fantasia di Checco Zalone, che nel film Quo vado interpretava proprio un dipendente della Provincia ostinatamente attaccato al suo posto fisso e ai timbri per i visti per la caccia, avrebbe potuto fare di meglio. Solo che gli 85 ex poliziotti ambientali pugliesi non fanno niente in molti casi loro malgrado.
«Sembra paradossale — dice Patrizia Tomaselli, segretario Fp Cgil in Puglia che ha segnalato il caso — ma ci troviamo di fronte a lavoratori che hanno competenza ma in assenza di strumenti non sono messi nelle condizioni di lavorare». La Regione dopo la riforma Delrio, che ha lasciato alle Province le sole competenze in edilizia scolastica, tutela e valorizzazione dell’ambiente, trasporti e strade provinciali, ha assorbito i poliziotti provinciali che dovrebbero occuparsi della prevenzione degli incendi, dei controlli sulle discariche e della stagione venatoria.
Ma tutto sconta un forte ritardo.«La situazione è abbastanza singolare: nella grande maggioranza dei casi il personale trasferito ad altri enti continua a fare quello che faceva prima. I problemi vengono dalla mancanza di risorse», spiega Federico Bozzanca, segretario nazionale Fp Cgil che con Uil e Cisl ha indetto per il 6 ottobre una sciopero nazionale dei dipendenti delle Province e delle Città metropolitane.
Ma il caos non riguarda solo la Puglia. A Vibo Valentia i dipendenti sono rimasti per 6 mesi senza stipendio. Anche a Salerno hanno avuto i salari in ritardo. Ma, spiega Bozzanca, «la situazione più esplosiva è quella in Sicilia, dove a differenza delle altre Province che si sono alleggerite di parte del personale con la mobilità, questo non è avvenuto. Quindi a fronte di tagli di spesa i dipendenti sono gli stessi». E poi c’è poi il problema che, a parità di lavoro svolto, il personale transitato dalle Province guadagna meno dei colleghi delle Regioni. Ecco perché il 6 ottobre hanno convocato la piazza.