Marco Cicala per “il Venerdì - la Repubblica”
Non so voi, ma se in libreria vedo un testo intitolato Breve storia della pioggia e l' autore è Alain Corbin, io lo prendo a scatola chiusa. Corbin è un signore francese oggi ottantenne che per anni ha insegnato alla Sorbona una materia meravigliosa chiamata Storia delle sensibilità. In saggi che hanno fatto scuola ha studiato cose ineffabili come il silenzio, il rumore, gli odori, il tempo libero; ma anche meno impalpabili, tipo la prostituzione o l' idea di virilità, e la loro percezione sociale attraverso le epoche. Questo sul meteo (edizioni Edb) è uno scritto tardivo, e poco più di un opuscolo, ma pur sempre zeppo di suggestioni.
Leggendolo scopri, ad esempio, che il cattivo tempo non ha sempre goduto di cattiva stampa. Certo, Stendhal o l' ideologo Maine de Biran lo detestavano. Ma per il protoromantico Bernardin de Saint-Pierre - se non degenera in nubifragio - la pioggia «fa viaggiare l' anima», favorisce il raccoglimento: al riparo, ci prendiamo più cura di noi stessi.
Nell' Ottocento la pioggia è sexy perché bagnando gli abiti scarcera le forme del corpo, ne fa affiorare i contorni. D' altra parte, la letteratura vittoriana non è forse piena di scene nelle quali chi si sveste dopo un' acquazzone è pronto all' amplesso? In Baudelaire il paesaggio urbano piovoso è un detonatore dello spleen. Mentre per i poilus, i disgraziati fanti della Grande guerra, pioggia è soltanto sinonimo di fango, trincee nelle quali si affoga, inferno.
partecipanti sotto la pioggia al tomorrow world 2015
Corbin scorrazza dalle arcaiche invocazioni religiose alla natura fino a quella che definisce la moderna «secolarizzazione del cielo» e alla nascita dell'«io meteorologico», un tipo di soggetto che nel XIX secolo prefigura chi oggi consulta compulsivamente le previsioni del tempo, tra angoscia e inconfessabile desiderio di catastrofe.
Ma il capitolo più sorprendente è quello dedicato alla «politicizzazione» del maltempo. Ne è protagonista Luigi Filippo, il re cittadino sul trono di Francia tra 1830 e '48. Con lui il rapporto tra pioggia e potere subisce una svolta a suo modo epocale. A Metz, il 12 giugno del 1831, durante una cerimonia all' aperto che non gode dei favori del meteo, Sua Maestà rifiuta il mantello che gli viene offerto e, al motto di «Come voi, amici miei!», si lascia inzuppare assieme alla folla. Acclamazioni vivissime. Negli anni, il Borbone-Orléans ripeterà il gesto in altre nove città.
Non morirà di polmonite, ma probabilmente di leucemia. Nel frattempo aveva dimostrato con la propaganda di un semplice diniego che la pioggia può fondare una «comunità di sentimenti», una condivisione nazionale tra sudditi e sovrano.
PRIMA GUERRA MONDIALE VITA IN TRINCEA DEI SOLDATI TEDESCHI
Aveva inventato l' egalité/fraternité meteorologica. Il temporale al servizio del potere temporale.