Paolo Di Stefano per il “Corriere della sera”
Nel 1970, l'industriale toscano Antonio Giusti salì su un treno alla Stazione di Milano, incontrò il suo lontano (venerato) parente Eugenio Montale e trovò il coraggio di invitarlo a trascorrere le vacanze estive, ormai prossime, nella sua casa a Forte dei Marmi. Detto fatto: il poeta sarebbe arrivato il 20 giugno per trattenersi fino al termine di agosto. Iniziò così «una lunga e affettuosa amicizia».
Per diversi anni il senatore - Eusebio per gli amici - sarebbe stato ospite graditissimo di Giusti e di sua moglie Susi, sistemato in una stanzetta al primo piano della villa, con bagno autonomo e finestra sulla spiaggia. Il corso della giornata era cadenzato da appuntamenti fissi: la colazione alle dieci, la breve sosta sul terrazzo, dalle undici la chiacchierata, su una poltroncina di paglia, con una anziana venditrice ambulante. Il pomeriggio era dedicato alla pittura con colori naturali: dentifricio, fondi di caffè, erbette del giardino, oltre al rossetto di Susi.
Dopo la cena consumata in giardino con pochi ospiti scelti, alle 23 Eusebio salutava e andava a dormire. La pace venne stravolta dall'arrivo di Carmelo Bene e della sua compagna Lydia Mancinelli. Non fu un colpo di fulmine tra Montale e Carmelo, visto che passavano il tempo a parlar male l'uno dell' altro.
Fatto sta che appena il poeta si ritirava nella sua camera, si scatenava la baraonda notturna tra whisky e recite demenziali. Una sera, durante una messinscena con piatti che volavano e schizzi di cioccolata ovunque, Eusebio fu messo in salvo dall' editore Alberto Mondadori. Qualche notte dopo, il sonno del vecchio senatore per fortuna non fu disturbato dalla violenta scenata di gelosia in cui Lydia staccò, con un morso, il lobo del suo amante.