1 - TORINO LA CHIESA DEI DIRITTI
Estratto dell’articolo di Lodovico Poletto per “la Stampa”
La questione è esplosa per un caso (che non si è concretizzato): la cresima a un trans.
Che aveva dimostrato al parroco a cui si era rivolto di voler intraprendere un convinto cammino di fede. Nella città che guarda con grandissima attenzione ai diritti di tutti, che non presta il fianco a strumentalizzazioni, la questione sarebbe passata sotto traccia. Se non fosse che qualcuno ha storto il naso, facendo intendere chissà quale scandalo: «La Cresima a un trans? Ma come?»
Ora al di là del fatto che la cresima non è mai stata impartita - come ha spiegato don Antonio Borio, il parroco quasi settantacinquenne («Ho avuto dei contatti con questa persona, poi la Curia mi ha spiegato la linea da tenere, ma io quella persona non l'ho più vista») -, il tema di diritti è tornato d'attualità. E l'imminente arrivo alla guida della Chiesa torinese del nuovo vescovo, Roberto Repole, potrebbe dare un ulteriore impulso alla questione.
Lo dice bene Jacopo Rosatelli, assessore alle Politiche sociali del Comune di Torino.
Che spiega: «Con il vescovo Cesare Nosiglia il mondo cattolico ed ecclesiale è stato molto attento alle persone che soffrono. Al tema del lavoro. Agli ultimi. Con l'arrivo di Repole si fa addirittura un passo in più: avrà la stessa attenzione sul piano sociale, all'altezza dei nostri tempi».
Insomma, Torino si fa ancora una volta laboratorio, stavolta non politico ma di attenzione a tutti. E se i sacramenti (battesimo, comunione e cresima) quando c'è vero cammino di fede nessuno li nega, resta aperto il tema dei diritti della comunità Lgbt. […]
Diceva l'altro ieri don Alessandro Giraudo, della curia di Torino parlando della cresima al fedele trans: «La Chiesa accompagna il cammino di fede di qualunque persona abbia deciso di mettersi in gioco. Viverla è alla base dei sacramenti della vita cristiana». E lo scandalizzarsi di qualcuno non ha senso. […]
2 - LO SLANCIO RIFORMISTA PARTITO DALLA GERMANIA
Domenico Agasso per “la Stampa”
Benedizione delle coppie gay, abolizione del celibato obbligatorio dei preti, sacerdozio femminile, comunione per i divorziati: ad avviare e a guidare la «fuga aperturista in avanti» di una parte della Chiesa sui temi sensibili(ssimi) sono i vescovi tedeschi, attraverso il loro sinodo.
Le Sacre Stanze di Germania sono l'epicentro di un'accelerazione riformista che ora si sta propagando in vari Paesi, Italia compresa. E che in Vaticano e in varie diocesi europee, a cominciare per esempio da quelle polacche, sta agitando il sonno di numerosi prelati. Si aggira addirittura lo spettro di una spaccatura. A Berlino i vescovi stanno lavorando in un «percorso sinodale» che vuole essere «vincolante». Roma ha replicato: solo la Santa Sede può decretare su questi temi.
Non è bastato. E la tensione cresce. Anche perché nel calderone di incontri dell'episcopato tedesco, la commissione per il matrimonio e la famiglia ha diffuso un testo che ha fatto rumore: «C'è stato un accordo sul fatto che la preferenza sessuale dell'uomo si esprime nella pubertà e assume un orientamento etero o omosessuale.
Entrambi appartengono alle normali forme di predisposizione sessuale, che non possono o dovrebbero essere modificate con l'aiuto di una specifica socializzazione». Dichiarazione che spinge verso la «normalizzazione» della concezione dell'omosessualità nella Chiesa. E poi, in terra teutonica si muovono i pezzi da novanta, a cominciare dal presidente della Conferenza episcopale monsignor Georg Baetzing.
PAPA BERGOGLIO E IL SINODO PER L AMAZZONIA
In piena sintonia con il predecessore Reinhard Marx, cardinale arcivescovo di Monaco. Il porporato ha recentemente celebrato una messa per il «ventesimo anniversario della pastorale queer». Nell'omelia ha auspicato «una Chiesa inclusiva, che apra le porte a tutti coloro che desiderano percorrere la strada di Cristo». E ha definito «scioccante» la discriminazione operata «da cristiani nei confronti della comunità omosessuale».