Michele Serra per "la Repubblica"
Dice il Di Battista che Draghi è «l' apostolo delle élite». Ah, magari fosse vero, magari potessimo ancora illuderci che le élite, orco dei populisti, esistono veramente. Se poi provassimo a chiamarle una buona volta, queste famigerate élite, "classe dirigente", qualche speranza di sfangarla potremmo averla, visto che da quando sono nato sento lamentare, in Italia, la mancanza di una classe dirigente all'altezza.
Insomma, il dubbio vero (ravvivato dall'esperienza del governo Monti, anche lui figlio dell'illusione che un manipolo di bravissimi e competentissimi arrivasse a salvarci, come Batman) è che ci sia l'apostolo, ma non le élite. O forse abbiamo udito, in tempi recenti, il discorso di un confindustriale più coinvolgente e nobile di quello di un politico? O conosciamo un mago della Borsa in grado di sanare il deficit pubblico?
O un tycoon tecnologico capace di dire due parolette che possano finalmente mandare in archivio lo stradetto, consunto "stay hungry, stay foolish" di Steve Jobs, che ormai è diventato come i pensieri di Mao, souvenir di un'epoca remota?
SARAH LAHOUASNIA E ALESSANDRO DI BATTISTA
E dei tanti fenomenali scienziati catapultati in video dalla pandemia, non abbiamo forse ricavato l'impressione che qualcuno di loro, lontano dalle sue provette, possa anche essere un minchione? E se invece per élite si intendono i ricconi, avete presente la tradizione inossidabile dei presidenti delle nostre squadre di calcio, saga decennale di trafficoni che parlano peggio del più casual tra i deputati grillini? Ah Dibba', ma 'ndo stanno, 'ste élite? Diccelo, per cortesia, che le andiamo a cercare col lanternino.