Lorenzo D’Albergo e Giovanna Vitale per "la Repubblica"
La sindaca dopo la denuncia di "Repubblica": "Una procedura voluta dai nostri predecessori" Oggi il filmato è il solo modo di evitare il processo. «Rivedremo questa prassi, voluta dalla precedente amministrazione». Così il Campidoglio annuncia lo stop alla gogna mediatica delle video-scuse per chi ha offeso il corpo dei vigili urbani. Oggi, a Roma, diffondere sul web un filmato per fare pubblica ammenda è l' unica strada per estinguere il reato di oltraggio, come ha raccontato ieri Carlo Bonini su queste pagine roma La giravolta antigaffe della sindaca Virginia Raggi arriva in serata.
In fondo a 24 ore di balbettio, il dietrofront è netto: « Rivedremo la prassi che obbliga i romani alla pubblicazione di video-scuse ai vigili urbani in caso di oltraggio».
La gogna online non si farà mai più. Non sta bene, non funziona e poi irrita la Rete: un autentico boomerang per il M5S, partito più di altri sensibile agli umori dei social. I post e i tweet irridenti dopo l' articolo di Repubblica hanno colto nel segno. E convinto il Campidoglio a fare marcia indietro, scaricando la colpa sulle precedenti amministrazioni. « Il protocollo - si è affrettata a spiegare la prima cittadina - fu introdotto nel 2015 dall' ex comandante della polizia locale ».Ovvero Raffaele Clemente, vecchio capo dei caschi bianchi nell' era Marino.
A raccontarne la genesi è il nuovo numero uno della municipale, Diego Porta. Di nomina pentastellata, ieri mattina spiegava che i video costati ai pizzardoni una denuncia per estorsione sono « una procedura che abbiamo ereditato, frutto di una interlocuzione con l' avvocatura capitolina (nella persona di Carlo Sportelli, attuale capo dell' ufficio legale, ndr), che a suo tempo diede il via libera. Ora toccherà al Comune decidere se continuare oppure no». E a sera si deciderà per il no.
Peccato che lo stop imposto da Palazzo Senatorio non sia però retroattivo. Su YouTube si trovano ancora i filmati di chi, a causa di un diverbio con qualche vigile e per evitare un processo per oltraggio, è stato obbligato a leggere un testo fornito dal Corpo della polizia locale, in cui prima si chiedono «sincere scuse» per l' offesa arrecata al pubblico ufficiale e poi si afferma di apprezzare il lavoro dei caschi bianchi capitolini.
Online resta anche quello del consigliere municipale di Fratelli d' Italia Emiliano Bono. Che oggi denuncia: « Sono stato eletto dai cittadini, è stato giusto ammettere di aver sbagliato. Ma per i romani la gogna è sbagliata. Gli amici, la famiglia, la privacy... io stesso ho dovuto spiegare ai miei figli perché, ormai più di un anno fa, registrai quel video. Finì pure sul sito del Comune » . Una vergogna, ma sacrosanta: « I politici, soprattutto chi sta più in alto di me, devono dare l' esempio. A chi tocca ' nse ' ngrugna, si dice a Roma».
Un adagio popolare che la riforma voluta dall' ex comandante Clemente, vicequestore prestato ai vigili urbani, ha reso brutalmente social. Fino al 2015, per evitare il processo, la polizia locale chiedeva solo una lettera di scuse da pubblicare ( a pagamento) su un quotidiano. Poi è arrivata la rivoluzione digitale, applicata con una certa pignoleria dal M5S: filmati da almeno trenta secondi e massima condivisione, oltre la cerchia degli amici di Facebook e Twitter.
Il parlamentare dem Marco Miccoli, per misurare l' entità del fenomeno, ora chiede al Campidoglio di contare «quanti e quali casi simili siano stati denunciati dai vigili urbani e in quali quartieri ci sarebbe il numero maggiore di oltraggiati » .
Mentre i vigili- sindacalisti rivendicano spazio: « La gogna non funziona - spiega Gabriele Di Bella, rappresentante Fiadel - come non funzionano tutte le pene non commisurate al reato. La punizione va modulata in base all' entità dell' offesa. I video possono essere salvati, e finire nelle mani sbagliate. Meglio i lavori di pubblica utilità » . Un' idea, in fondo: dai " 15 minuti di notorietà" di wharoliana memoria alla ramazza. Ma non ditelo a Raggi: potrebbe prenderla sul serio.
2 - LA RETE GOGNA E L’EVOLUZIONE DEL PIZZARDONE
Francesco Merlo per "la Repubblica"
vigile urbano che invece del classico «concilia?» propone «si umilia?» è comicità grottesca prima di essere un drammatico anticipo del populismo al potere. Non è insomma la gogna delle guardie rosse maoiste che attaccavano al petto dei reprobi in ginocchio il cartello con la scritta "sono un imbecille reazionario". Ma è una ver-gogna, al tempo stesso violenta e ridicola, l' imposizione della mortificazione su YouTube in cambio del certificato capitolino di redenzione.
È vero che da tempo la faccia del pizzardone non è più la faccia bonaria di Sordi Otello Celletti che quando indossava la divisa diceva: «Beh, che è, ve metto paura?». Ma l' umiliazione del colpevole (presunto) come prezzo del perdono è una novità troppo stramba anche nella Roma degli impuniti, in questa grande Roma trasformata in una sorta di parco giochi plebeo dove i vigili, che sono addestrati appunto per vigilare, vigilano poco e sono quelli degli scioperi corporativi (chi ha dimenticato la storiaccia dei certificati per malattia)?
Non voglio certo dire che i vigili meritino l' oltraggio - figuriamoci - nella Roma del degrado, dei tavolini abusivi, dei mercati illegali, delle auto in tripla fila, della spazzatura, dei bagni dentro le fontane e dei finti gladiatori stalker, ma solo che i video penitenziali, più che alla ferocia della Colonna Infame o all' esibizione a mezz' aria dei disgraziati legati come salami dai birri pontifici ai tempi del Caravaggio, rimandano all' attualissima mala aria della città eterna.
Insomma c' è una complicità ambientale dei vigili con la suburra calcistica e con il plebeismo, con la voglia di estremismo e di godere sghignazzando delle disgrazie altrui, con la morte di Spelacchio e con l' incapacità dell' Ama, con l' inadeguatezza del Campidoglio e con un' idea di giustizia sregolata, rabbiosa e fai da te alla quale partecipa pure l' imputato che, pur di estinguere il reato di oltraggio, che in genere è un insulto ma potrebbe anche essere un gestaccio, una volgare critica, uno schizzo di bile, accetta di farsi a sua volta oltraggiare, di essere esibito, ostentato, dileggiato.
È probabile che già la norma sull' oltraggio sia scritta male perché concede troppa libertà alla parte offesa e non è chiaro quale reato commettano i vigili urbani ricattatori, se violenza privata, estorsione o niente. È invece evidente che al quadretto della demagogia, seguendo il principio che ogni cane da guardia deve avere il suo osso, manca solo che il vigile che si è fatto boia - er boiaccia del Rugantino - venga a sua volta esposto alla ver-gogna, che so?, con le orecchie d' asino o con le terga denudate e magari dagli altri vigili urbani d' Italia che, signori dell' educazione civica, delle strisce pedonali, dei semafori e delle file ordinate, hanno tutto il diritto di sentirsi oltraggiati dal castigamatti degli oltraggiatori.
Tutti come Charles Bronson dunque, tutti giustizieri eccitati e imbruttiti dalla rabbia sociale.