Alessandra Rizzo per “La Stampa”
Crudele, immorale, impraticabile. Un diversivo contro i guai del premier. Il piano di Boris Johnson di spedire alcuni dei richiedenti asilo arrivati illegalmente nel Regno Unito a migliaia di chilometri di distanza, in Ruanda, scatena le proteste dell'opposizione e delle associazioni umanitarie, che ne mettono in dubbio costi ed efficacia.
Il pugno duro del governo, che prevede un vero e proprio ricollocamento dei migranti nel Paese africano senza prospettiva di ritorno, include anche l'invio della marina militare per pattugliare il Canale della Manica. Nel dare l'annuncio nel Kent, luogo simbolo dove ogni anno arrivano migliaia di immigrati irregolari su imbarcazioni di fortuna o nascosti nei mezzi che attraversano la galleria sotto la Manica, Johnson ha evocato i toni della Brexit, con la promessa di «riprenderci il controllo delle frontiere».
E ha difeso un piano che, dice, salverà «innumerevoli vite umane» sottraendo i migranti alla «barbara» morsa dei trafficanti. «È la scelta morale più giusta», insiste tra le polemiche. E la ministra degli Interni del suo governo, Priti Patel (sostenitrice entusiasta della linea dura sebbene sia figlia di immigrati), è volata a Kigali per siglare l'accordo, mentre ai giornalisti al seguito veniva mostrato un centro di accoglienza per i migranti.
Rispetto ad altri Paesi europei come l'Italia, il numero di sbarchi nel Regno Unito è modesto, seppur in aumento: l'anno scorso sono stati 28 mila, quest'anno finora 5 mila. Ma l'immigrazione è un tema politicamente delicato, già decisivo nel voto sulla Brexit nel 2016. E per Johnson, che del divorzio dalla Ue è stato l'alfiere e che ha promesso tagli drastici, un motivo di imbarazzo.
Migranti da Regno Unito al Ruanda
Il piano, costo annunciato di 120 milioni di sterline, quasi 150 milioni di euro, riguarda soprattutto uomini che sbarcano senza famiglia, che secondo le stime del governo sono la maggioranza degli arrivi (sette immigrati irregolari su dieci). Prevede che chiunque sia arrivato illegalmente nel Regno dall'inizio dell'anno, o arrivi d'ora in poi, venga spedito nel Paese africano, dove verrà esaminata la domanda di asilo e dove, qualora questa venisse accolta, il migrante potrà restare a lungo termine. Un biglietto di sola andata per il Ruanda, ha notato la BBC.
Johnson ha liquidato le preoccupazioni sul governo autocratico del presidente Kagame e sul rispetto dei diritti umani, preoccupazioni che persistono nonostante il Ruanda sia emerso dalla tragedia del genocidio. «È uno dei paesi più sicuri al mondo, con comprovata esperienza nell'accogliere i migranti», ha tagliato corto il premier, che spera di ricollocare «decine di migliaia» di persone nei prossimi anni. Johnson ha comunque ammesso che il piano potrebbe incontrare ostacoli di natura giuridica e richiedere tempo.
Strutture di accoglienza per migranti in Ruanda
Secondo Enver Solomon dell'associazione umanitaria Refugee Council, si tratta di un progetto «pericoloso, crudele e disumano» che porterà ulteriore «sofferenza, caos e costi enormi per il Regno Unito». Per il Labour, non è solo una politica impraticabile e immorale, ma un «tentativo disperato» di distogliere l'attenzione dal partygate, lo scandalo per il quale nei giorni scorsi Johnson è stato multato dalla polizia per aver violato le norme sul lockdown. «Questa politica non ha a che vedere con le piccole imbarcazioni dei migranti - ha detto la deputata Lucy Powell - ma con la nave del primo ministro che sta andando a picco».
Sondaggio sul piano per inviare i migranti in Ruanda