Estratto dell'articolo di Eugenia Nicolosi per "la Repubblica"
[…] A una ragazza di Genova sono stati offerti cento euro purché rinunciasse ad abortire. È successo pochi giorni fa nella sala d'attesa del pronto soccorso di Villa Scassi, dove la donna è approdata dopo essere stata allontanata dall'ospedale Galliera.
A Genova, si sa, al Galliera non si interrompono le gravidanze perché l'ospedale — pur essendo pubblico — è controllato dalla Curia. Lei, di origine straniera e con una storia familiare di vulnerabilità, non sapeva nemmeno di essere incinta quando ha raggiunto la struttura.
Aveva una profonda nausea e giramenti di testa troppo frequenti. Le hanno detto di verificare se fosse incinta. Il test l'ha fatto in un'ora, con un'amica, nel bagno dell'ospedale. Ma quando ha chiesto informazioni, aiuto lo staff le ha spiegato: «Qui non ti possiamo aiutare, queste cose non le facciamo». […] È stata l'amica a condurla a Villa Scassi: una struttura dove invece, a Genova si sa, la legge 194 che tutela il diritto all'aborto viene applicata.
«Ma all'ingresso della sala d'attesa — racconta Gaia, l'amica che l'ha accompagnata — è stata avvicinata da due donne che […] dopo aver scoperto che di figli ne ha già tre, le hanno provato a fare la morale sulle ricadute psicologiche di una eventuale interruzione. E alla fine le hanno offerto 100 euro per tenere il bambino».
Le due si sono dichiarate attiviste dei Centri per la vita e — senza fare riferimento a un'associazione in particolare — hanno promesso soldi e aiuto, dicendo che «una vita non si butta via». […]
Mettendo insieme le risorse, saranno Gaia e un'altra amica a sostenere le spese per le visite della giovane e, forse, per un aborto. […] l'amica […] dopo l'accaduto ha contattato due attiviste per la tutela della salute riproduttiva: Alice Merlo, genovese che nel 2020 fu testimonial di una campagna per la Ru486, e Federica Di Martino, psicologa e creatrice del canale "Ivg, ho abortito e sto benissimo".
Merlo attacca: «Le cause economiche e sociali che spingono una donna ad abortire non si risolvono nei consultori ma aumentando gli stipendi e lavorando sul congedo parentale». E aggiunge che la storia degli anti abortisti non è nuova[…], le testimonianze sulla loro presenza arrivano da anni e da molte parti del Paese: Liguria, Lazio, Lombardia, Campania, Trentino.
Villa Scassi, contattata da Repubblica, fa sapere: «L'ospedale non ha autorizzato l'ingresso di rappresentanti di associazioni pro vita nei propri ambulatori o negli spazi interni, non ne è prevista in alcun modo la presenza e se fosse avvenuto avremmo immediatamente chiamato la sorveglianza».
Ma sui social, nei forum dedicati, le testimonianze simili a questa sono decine […] I racconti di chi ha ricevuto offerte in denaro si mescolano a quelli di chi si è sentita colpevolizzare («Il medico ha cominciato a sgridarmi, dicendomi che la cosa era seria, che quello era il mio bambino e aveva un battito cardiaco e che stavo occupando il posto di donne con il cancro quando avrei potuto stare più attenta»). O si è vista proporre di contattare i Centri per la vita.
Ma «approfittare della vulnerabilità, pensando di comprare la nostra libertà è quanto di più violento si possa immaginare», dice Federica Di Martino. E rispetto al caso di Genova, «le donne straniere vivono uno stigma plurimo, soprattutto in ambito riproduttivo. Fare propaganda sui corpi dei più vulnerabili è una politica pericolosissima».