Candida Morvillo per il Corriere della Sera
A scorrere certi titoli degli ultimi mesi, sembra che nel post lockdown, la chirurgia plastica sia tutta un «boom»: «boom di ritocchi alla labbra dopo l’addio alla mascherina»; «effetto pandemia: boom di addominoplastica e liposuzione»; «effetto Zoom: boom d’interventi al viso».
Vero? Falso? Risponde Marco Klinger, che dirige la Chirurgia Plastica all’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, è professore all’Università di Milano e recordman del settore con 45mila interventi: «Non mi è mai capitato di incontrare tante persone che vogliono essere operate entro la settimana. È come se la gente si sentisse sopravvissuta a un disastro aereo».
Però, voi chirurghi plastici parlate sempre di boom, da anni, si parla dei ritocchi per venire bene nei selfie o del boom di quelli maschili… Non è che esagerate?
«Io preferisco parlare di una crescita costante, presente anche ora che non era scontato. “L’effetto pandemia” è che le cose che ti ronzavano nella testa, ora, le vuoi di più: la fragilità di questi mesi ha spinto al carpe diem. Ci siamo resi conto che si muore e diciamo: almeno, morirò col sedere bello».
E dunque, ritocchiamo più il viso perché ci siamo guardati troppo su Zoom o più il corpo provato dalla sedentarietà?
«Abbiamo avuto due fasi. La prima concentrata sul volto: non ci era mai capitato di guardarci in video per così tanto tempo, ma il video esaspera ogni difetto, ci vediamo tutti invecchiati. “L’effetto Zoom” ha colpito soprattutto gli uomini, che hanno chiesto di rifare nasi, colli e lobi».
La seconda fase?
«Con la riapertura, sedentarietà e affaticamento psicologico sono stati un mix esplosivo. Da qui, la richiesta di interventi a pancia, glutei, fianchi e cosce. Non ho mai fatto tante lipoaspirazioni come adesso, anche perché, per l’addome, abbiamo nuovi lipoaspiratori vibranti che lo snelliscono non solo in verticale, ma anche in orizzontale. Oggi, la proporzione finale è la nuova chiave di giudizio. Su questo, saranno pubblicati nuovi studi scientifici».
Pare esistere nuovo glossario del ritocco: Lip Lift, Smart Lipo… Sono davvero tecniche nuove o solo nomi cambiati?
«Sono evoluzioni di tecniche preesistenti. Le uniche davvero nuove sono gli interventi al seno in cui s’incide solo l’aureola e la lipoaspirazione più efficace».
Il Lato B alla brasiliana o alla Belèn è ancora di moda?
«Nel mondo, si parla più di sedere da riempire che da tirare su, insomma, di Lato B alla Kim Kardashian. Due le strade. Una sono le protesi, ma non ho mai visto una donna che ne sia felice: è silicone, si può spostare e ci stai seduto su. L’altra via è pure peggio: convogli nei glutei il grasso in eccesso altrove, ma negli Stati Uniti è una tecnica proscritta per i tanti casi di morte».
Quindi, non resta che tirare?
«O fai due cicatrici sopra e tiri, tipo reggiseno, o lipoaspiri. Si sono viste file di donne che vogliono essere lipoaspirate totalmente prima delle vacanze: piace la pancia di Emily Ratajkowski, piace il modello Chiara Ferragni, naturale, filiforme».
In spiaggia, il suo occhio clinico che nota?
«Conferma la legge clinica del colpo d’occhio: è l’insieme che determina la bellezza. E vedo sempre più uomini in maglietta: si vergognano del seno grosso».
Anche qui, leggo di un boom d’interventi per pettorali alla Can Yaman, attore turco, nuovo sex symbol.
«L’ingrossamento della mammella maschile è sempre più diffuso, dipende da squilibri ormonali, molti dovuti all’alimentazione. E infatti, gli interventi aumentano».
Nelle donne, qual è la taglia di reggiseno più desiderata?
«Nelle giovani, “la terza piena”. Cosa sia nessuno lo sa, è un concetto. Le donne più agé chiedono la terza scarsa, perché assottiglia. Per me, la taglia perfetta è quella che s’avvicina al massimo della naturalezza senza far capire che il seno è finto».
Sulle labbra, come siamo messi?
«Va il contrario del canone estetico classico, che vorrebbe il labbro inferiore più grande. Una cosa accettabile fino ai 25 anni, ma che, a 50, fa ridere».
Un boom vero è quello della medicina estetica. Le capita mai di doverne riparare i danni?
«A volte, e mando i pazienti a Modena, nel centro specializzato del Policlinico diretto dal professor Giorgio De Santis: hanno strumenti avanzatissimi. Il bello della chirurgia plastica italiana di oggi è che c’è un folto gruppo di noi rispettato in tutto il mondo e che siamo amici e tifiamo l’uno per l’altro».
In definitiva, quanto sono veri gli ultracorpi che vediamo in giro?
«Noi notiamo solo il dieci per cento degli interventi, ovvero gli eccessi della chirurgia plastica, ma quella ben fatta è il 90 per cento di cui non ci accorgiamo».