Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Fa sorridere la notizia che BlenderBot3, il nuovo robot virtuale di Meta-Facebook, sostanzialmente un'intelligenza artificiale dialogante messa in Rete anche se è ancora in fase sperimentale, interrogato dalla Bbc su Mark Zuckerberg, il fondatore e capo del gigante tecnologico californiano, ha risposto, come racconta Irene Soave sulla newsletter del Corriere , attaccando a testa bassa il suo creatore: «Il Paese è diviso e lui non è che abbia aiutato. Sono preoccupato per il nostro futuro. La sua azienda, poi, sfrutta le persone per soldi e a lui non importa nulla: deve smetterla».
Segnale di democrazia digitale? Macchine che si ribellano ai loro padroni? No, solo un effetto un po' comico dell'abitudine di Facebook - come degli altri gruppi di big tech - di gettare il cuore oltre l'ostacolo, lanciando prodotti digitali di grande potenza, spesso ancora non testati, senza averne valutato preventivamente l'impatto sulla società, la cultura e, a volte, anche la politica. Si vedrà poi come correggere la rotta, se fanno danni. Solo che, a volte, questi danni sono irreparabili.
Stavolta a prendersi un ceffone è stato lo stesso fondatore, definito «personaggio inquietante» e l'esperimento può avere una sua giustificazione, visto che il chatbot impara e si perfeziona proprio dialogando. Del resto Meta aveva avvertito che il suo è un prototipo che può anche dare risposte scorrette o sgarbate.
Rimane il fatto che una stagione politica segnata da grande preoccupazione per gli eccessi della tecnologia con la politica che ha cercato di introdurre limiti e regole di comportamento e le imprese che hanno promesso di autoregolamentarsi si chiude con un nulla di fatto: a parole c'è una nuova consapevolezza, ma i numerosi disegni di legge (anche bipartisan) di regolamentazione elaborati da Camera e Senato non sono ancora nemmeno in vista della dirittura d'arrivo quando mancano pochi giorni alla fine della legislatura (il Congresso sta per chiudere i battenti in vista delle elezioni di mid term di novembre).
Quanto all'industria, oltre a Meta-Facebook, in questi giorni ha fatto notizia Amazon che, comprando i-Robot, l'azienda che produce i popolari aspirapolvere-robot Roomba, persegue la strategia di vendere attraverso la piattaforma Prime prodotti fisici anche di imprese di sua proprietà diretta.
Ma gioca anche una delicata partita nel campo dei dati e della privacy domestica: già presente in casa degli americani con l'assistente vocale Alexa, con campanelli e serrature intelligenti, con sistemi antifurto collegati con la polizia, ora Amazon dispone anche di uno strumento che, mentre pulisce ogni angolo della casa, traccia la mappa di ogni abitazione.