Francesco Grignetti per la Stampa
Il Campidoglio a Cinque Stelle ci prova. La sindaca Virginia Raggi ha annunciato giusto due giorni fa un piano per «il superamento dei campi rom, eliminando l' isolamento e la ghettizzazione». Il programma è animato dalle migliori intenzioni e si richiama alle indicazioni europee e al Piano nazionale per l' inclusione.
La Raggi prevede di cambiare la vita ai 4500 rom censiti negli attuali campi comunali, pietra dello scandalo dopo le squallide storie di Mafia Capitale, scoglio su cui si sono infranti già in passato le giunte di Veltroni, Alemanno e pure Marino. In estrema sintesi: scolarizzazione obbligatoria, con aiuti (leggi borse di studio) per chi volesse accedere all' istruzione secondaria e universitaria; occupazione, ossia percorsi di formazione al lavoro; salute, coinvolgendo le Asl; abitazione, ammettendo i rom alle case popolari o comunque garantendo per due anni un assegno massimo di 700 euro al mese, a seconda dei numeri della famiglia.
Fin dall' erogazione dell' assegno, da versare su un regolare conto corrente, subordinato ai controlli della Guardia di Finanza, Inps e Agenzia delle Entrate, s' immagina un percorso di normalizzazione. Ma la storia del contributo per dare un tetto a migliaia di persone - la sindaca sottolinea che il Comune usufruirà di 3,8 milioni di euro dell' Unione europea - ha scatenato un putiferio.
Da destra, Matteo Salvini strepita: «Dio ci scampi da chi dà le case ai rom». Da sinistra, bocciatura senza appello dell' associazione 21 luglio, che tutela i diritti dei rom: «Un piano vuoto, confuso e privo di concretezza. È un fallimento annunciato». Secondo l' associazione si comincia male fin dai numeri: «In emergenza abitativa non sono 4500, bensì 5300 in 19 insediamenti formali e 2200 in insediamenti informali».
MILANO – IL PROGETTO PILOTA FUNZIONA
Camilla Colombo per la Stampa
campi rom via san dionigi milano
Esiste un «modello Milano» anche per i rom. Dopo gli anni dell' emergenza e dello sgombero del campo di via Triboniano, arrivato a ospitare fino a 1000 persone, il capoluogo lombardo sembra aver trovato la strada per includere i circa 2400 rom e i sinti provenienti da diverse zone dell' Est Europa. Il progetto pilota, Villaggio Solidale, è nato nel 2005 alla Casa della Carità con un unico obiettivo: promuovere l' indipendenza economica e abitativa delle persone residenti nei campi. Dopo più di 10 anni di lavoro, quasi l' 80% delle famiglie accolte è riuscito a ottenere un lavoro e un' abitazione per cui paga regolarmente l' affitto.
«Quello di cui hanno bisogno i rom non è denaro ma un lavoro che garantisca loro la possibilità di uscire dall' emarginazione», spiega Donatella De Vito, responsabile Area Emergenza della Casa della Carità. «L' 8% di loro ha anche comprato casa».
Accompagnare i rom nel processo di inclusione dopo la chiusura di un campo richiede circa un anno. E risorse per garantire anche a chi continua a vivere nei cinque campi rimasti - via Bonfadini, via Martirano, via Negrotto, via Chiesa Rossa e via Impastato - di ricevere una valida istruzione. «A breve rinnoveremo il patto di inclusione sociale con i rom puntando ancora di più sull' inserimento a scuola dei bambini», dice l' assessore alle Politiche Sociali Pierfrancesco Majorino.
«Crediamo che l' approccio migliore non sia né quello di dare soldi per andarsene né quello di creare corsie preferenziali per avere un' abitazione». Il punto centrale rimangono le risorse che la Regione potrebbe stanziare, fanno sapere dalla Casa della Carità: quello di cui c' è più bisogno è un livello di formazione che arrivi alle scuole superiori e non si fermi alle medie.
TORINO- CAOS DOPO L’ULTIMO INCENDIO
Lodovico Poletto per la Stampa
Centinaia di persone in strada, un corso di grande scorrimento bloccato per quattro ore e un tentativo di spedizione punitiva, abortito. È accaduto l' altra notte in corso Vercelli, zona che convive da anni con un enorme accampamento rom a poche centinaia di metri (via Germagnano) e dove, a causa dei continui roghi di immondizia in quei campi, quindici vigili del nucleo che si occupa di nomadi, si sarebbero ammalati. La rivolta della notte scorsa racconta l' esasperazione di chi vive qui.
Dove un paio di mesi fa era stato raso al suolo proprio l' accampamento su corso Vercelli, in un' area delle Ferrovie. «Per vendicarsi dello sgombero - dicono - quella gente viene a dare fuoco alle montagne di rifiuti ancora da rimuovere». Invece, in via Germagnano, come anche in strada Aeroporto (entrambi gli insediamenti sono in parte autorizzati, ma il numero delle baracche è cresciuto in modo esponenziale e così pure il numero di occupanti) la presenza dei rom è un problema.
E c' è chi, come Carlotta Salerno, presidente della Circoscrizione 6, che dice: «C' è chi finge di non vedere quanto stia aumentando il senso di abbandono della gente». In serata, però, la sindaca Chiara Appendino annuncia: «Entro fine giugno sarà pronto il regolamento per superare i campi rom». Risolto quasi due anni fa, invece, il problema della maxi baraccopoli in Lungo Stura Lazio: una parte di famiglie è stata coinvolta nel progetto di rientro a casa, altri hanno ottenuto una sistemazione in alcune strutture. Ma, delle centinaia di persone che vivevano in quell' area, una fetta si è trasferita in altre parti della città. Aggregandosi spesso ad altri insediamenti - più o meno piccoli - in periferia.
campi rom via san dionigi milano