Fulvio Bufi per il “Corriere della sera”
Con la morte degli altri Fabio Manduca aveva a che fare ogni giorno. Fino all' altro ieri ha lavorato nell' impresa di pompe funebri intestata al fratello. Lui risultava dipendente, inquadrato come operaio. In pratica uno di quelli in abito e cravatta scuri che portano la bara in chiesa e poi al cimitero. Lo faceva anche, perché in quel genere di attività tutti fanno tutto, ma in realtà era uno dei due padroni, e la scelta di fare lo stipendiato nell' azienda di famiglia era dettata solo da questioni fiscali.
Comunque certo Manduca - 39 anni, sposato e padre - un lavoro ce l' aveva, ed è proprio a quello che fa riferimento una nota della Digos allegata agli atti dell' inchiesta, in cui è citata una indagine dei carabinieri di Napoli che portò al sequestro di sette agenzie funebri riconducibili ai clan Nuvoletta e Polverino, cosche storiche, e un tempo potentissime, della camorra.
Perché anche l' impresa dei Manduca fu attenzionata , come si dice nel linguaggio investigativo, anche se alla fine non ci furono provvedimenti che la riguardassero.
Il border line è quasi una costante nella vita di Fabio Manduca. Non ha legami con la camorra, ma su Facebook gli piaceva postare foto e frasi di Raffaele Cutolo.
INTER NAPOLI SCONTRI BELARDINELLI
A suo carico risultano precedenti per ricettazione, truffa, furto e commercio di prodotti falsi, ma è stato riabilitato. E lo stesso scenario si delinea nella sua storia di tifoso, presenza fissa nella curva A del San Paolo, che ha dovuto smettere di frequentare soltanto quando, in seguito agli incidenti in cui morì Belardinelli, gli arrivò il Daspo emesso dal questore di Milano.
Ma fino a quel momento lui le partite le vedeva lì, dai gradini centrali di quegli spalti che sono la roccaforte dei «Mastiffs», il gruppo più duro degli ultras napoletani. Una volta lo guidava Gennaro De Tommaso, detto Genny 'a carogna , quello che la sera del 3 maggio 2014 fece ritardare l' inizio della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli all' Olimpico pretendendo che l' allora capitano azzurro Hamsik andasse prima a parlare con lui degli indenti avvenuti all' esterno dello stadio in cui era stato ferito Ciro Esposito, che morì poi dopo una lunga agonia.
Per quella storia De Tommaso subì il Daspo e dovette dire addio al San Paolo e alle trasferte, ma la leadership del gruppo ultrà fu costretto a cederla solo molto più tardi, quando finì in carcere con un' accusa di traffico di droga che gli è costata una condanna a diciotto anni e lo ha spinto a diventare un collaboratore di giustizia. Dei «Mastiffs» Manduca non ha mai fatto parte a pieno titolo, però era uno che si muoveva con loro.
È amico dell' erede di Genny 'a carogna , Vincenzo Franco, soprannominato Kojak , e soprattutto di suo fratello Giancarlo. Lontano dalle partite non li frequentava, loro sono del centro storico e lui della provincia, non andava alle riunioni. Ma al San Paolo o in trasferta lui c' era. Sempre a disposizione.
Daniele Belardinelli DANIELE BELARDINELLI