Estratto dell'articolo d Stefano Ardito per “il Messaggero”
Reinhold Messner è tornato nel cuore dell'Asia, ma non è ai piedi del K2 o dell'Everest. Un video postato domenica sulla sua pagina Instagram ce lo fa vedere a Varanasi (o Benares), la città sacra dell'India, di fronte alle scalinate che scendono al Gange, e dove ogni giorno si celebrano i funerali di centinaia di indù. I corpi dei fedeli vengono cremati, poi le ceneri sono portate via dal fiume.
Non a caso, ventiquattr'ore prima, l'alpinista più famoso del mondo aveva pubblicato una riflessione sull'età e sulla morte.
«Sono arrivato alla fine, questa è la realtà. Me ne vado con la coscienza pulita, sapendo di essere stato una brava persona, di aver dato il massimo, di essere stato un padre amorevole, un buon amico e un buon fratello» ha scritto Messner, accanto a una foto che lo ritrae accanto a un lago alpino. «Ora è il momento di vivere i miei ultimi sogni e di amare le persone che significano molto per me, ma la cosa più importante è la gratitudine». Queste frasi, scritte in inglese su Instagram, hanno provocato un brivido di paura in tutto il mondo.
LA MAREA DI COMMENTI
Sul social, accanto al post di Messner, sono comparse centinaia di commenti. […] L'altro ieri lo spavento è rientrato perché, qualche ora dopo aver postato quel testo, l'alpinista, esploratore, regista e creatore di musei altoatesino ha spiegato di star bene, e di essere in partenza per l'India. Ma il tempo non si ferma per nessuno, e Messner questo lo sa molto bene.
Nella sua vita di alpinista, sulle Dolomiti e poi a 8000 metri, Reinhold ha visto la morte in faccia a causa di valanghe, cadute nei crepacci o malanni. Sull'Everest, dov'è salito due volte senza respiratori e bombole, nel 1978 e poi nel 1980, ha rischiato di morire a causa della mancanza di ossigeno. Nel 1970, mentre Reinhold scendeva esausto dal Nanga Parbat, suo fratello Guenther è rimasto indietro, è caduto in un crepaccio ed è morto. Qualche anno dopo Siegfried, il fratello maggiore, guida alpina, è stato ucciso da un fulmine sulle Torri del Vajolet. Nel 1990, Reinhold Messner ha rischiato più volte la pelle quando ha compiuto la prima traversata sci ai piedi dell'Antartide insieme all'esploratore tedesco Arved Fuchs.
LA RESISTENZA
[…] L'alpinista altoatesino non ha mai nascosto a sé e agli altri il passare del tempo. Dopo l'ultima impresa himalayana, una via nuova sugli 8125 metri del Nanga Parbat salita insieme al fratello Hubert, ad Hans Peter Eisendle e a Wolfgang Thomaseth, ha rilasciato al tedesco Thomas Huetlin una lunghissima intervista destinata a diventare "La mia vita al limite", il libro con cui nel 2004 ha festeggiato i 60 anni.
Anche "Il senso dell'inutile", scritto a due mani con Diane e uscito pochi mesi fa, è pieno di riferimenti al tempo che passa e alla fine. «Ho avuto paura di morire a causa del Covid, mi sono vaccinato subito» ci ha raccontato qualche mese fa in un'intervista. «Continuo ad andare in montagna più volte a settimana, quando arrampico sul ghiaccio o sulla roccia il capocordata è mio figlio Simon. Scrivere, come l'alpinismo, è l'arte di resistere alla morte».
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