UNA REPUBBLICA SFONDATA SUL LAVORO – IN ITALIA GLI OCCUPATI CRESCONO, MA L'OCCUPAZIONE È DI BASSA QUALITÀ: TROPPI PRECARI, POCHI I GIOVANI E CON BASSI SALARI - IN 15 ANNI PERSI 1,7 MILIONI DI LAVORATORI: L'ALLARME DEMOGRAFICO AVRA’ INEVITABILI RICADUTE ANCHE SULLE PENSIONI – IL TASSO DI OCCUPAZIONE IN ITALIA (61,8%) E’ ANCORA IL PIÙ BASSO DI TUTTA L'UNIONE EUROPEA E NETTAMENTE INFERIORE RISPETTO A QUELLO DI GERMANIA (77,5%), FRANCIA (68,7%) E SPAGNA (65,8%)

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Estratto dell’articolo di R.E. per “la Stampa”

 

LAVORO POVERO LAVORO POVERO

Gli occupati crescono, ma l'occupazione è di bassa qualità. Troppi precari, troppi pochi i giovani e bassi i salari. A lanciare l'allarme è la Cgil secondo cui il popolo dei lavoratori è più vecchio e più precario. Per il mercato del lavoro italiano, quindi, non va tutto bene. E il primo sindacato italiano contesta la qualità dell'occupazione e lancia l'allarme sull'impatto demografico. Fattori con inevitabili ricadute anche sulle pensioni.

 

Di conseguenza, il record raggiunto ad ottobre scorso, con un livello di occupati che sfiora i 23,7 milioni e un tasso di occupazione al 61,8%, per il sindacato guidato da Maurizio Landini, è solo «una apparente buona notizia» proprio perché, rispetto ad ottobre 2008, si registra una crescita dell'occupazione di bassa qualità, con la spinta maggiore dai contratti precari. E perché in 15 anni si evidenzia un «drastico» calo della popolazione in età da lavoro: circa 1,7 milioni in meno.

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Questo, per la Cgil, mette in luce come la questione occupazionale, dal punto di vista demografico, abbia già assunto «caratteristiche allarmanti». Lo studio "Reale stato dell'occupazione in Italia" sottolinea che se la popolazione lavorativa fosse rimasta la stessa di ottobre 2008, il tasso di occupazione ad ottobre 2023 si sarebbe attestato al 59,1%, crescendo soltanto di 0,8 punti e rimanendo sotto il 60%.

 

E ancora: ad aumentare di più è il lavoro precario così come il part-time involontario, ovvero la condizione di chi non sceglie di avere un posto a tempo parziale ma è costretto ad adeguarsi pur di lavorare, al livello più alto nell'Eurozona. La Cgil parla di peggioramento e si appella di nuovo ai numeri: rispetto ad ottobre 2008, anno a partire dal quale si sono succedute diverse crisi, tra i dipendenti sono aumentati «enormemente» gli occupati a termine (+30,2%, raggiungendo quota 3 milioni), in particolare stagionali, somministrati, tempi determinati, intermittenti e con contratti di prestazione occasionale; mentre quelli permanenti hanno registrato un incremento molto più contenuto (appena +5,2%).

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Pur se in crescita, comunque nel secondo trimestre di quest'anno il tasso di occupazione italiano risulta ancora il più basso (61,6%) di tutta l'Unione europea e nettamente inferiore rispetto a quello di Germania (77,5%), Francia (68,7%) e Spagna (65,8%). […]

 

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