VIDEO - LA RICOSTRUZIONE DELL'AGGRESSIONE
1. IL RACCONTO DELLA RAGAZZA: «CI PARLAVANO, POI LE BOTTE MI HANNO TRASCINATA A RIVA»
Andrea Pasqualetto per il ''Corriere della Sera''
«Prima volevano attaccar bottone, poi siamo andati sulla sabbia, hanno picchiato il mio amico e mi hanno portato in riva al mare per». Davanti agli inquirenti la giovane polacca non è riuscita a parlare subito della violenza carnale subita. Per pudore, per vergogna. Ventisei anni, come il suo amico, che voleva portarla sulla spiaggia per fare due foto con lei prima di tornare in Polonia. «Forse a lui sarebbe piaciuto flirtare ma non sono fidanzati», spiega l' investigatore che ha sentito entrambi.
Due audizioni non semplicissime per il problema della lingua. Lui ha deposto due volte, in mattinata in inglese e nel pomeriggio con l' interprete di polacco. «Cercavo di capire cosa volevano quei ragazzi, quando l' ho capito è stato troppo tardi, mi hanno colpito con una bottiglia», ha detto. Entrambi hanno cercato di descrivere i quattro criminali. E le loro indicazioni sono collimate con quelle della transessuale, anche lei vittima dell' inaudita violenza del gruppetto. «Pelle olivastra, mi sembravano nordafricani», ha ipotizzato.
All' hotel Aramis, dove alloggiavano i polacchi, raccontano di giovani educati e silenziosi.
«D' altra parte era difficile parlare con loro che non conoscono l' italiano. Sono quasi tutti universitari. Da noi ce n' erano una quindicina», spiega la proprietaria, molto preoccupata per le ripercussioni negative che potrebbe subire l' attività. «Erano le 4 del mattino quand' è successa la violenza ma molti sono rientrati anche alle 5. Se questi girano di notte cosa possiamo farci noi?».
Al Bagno 130 c' è un cartello: «Vietato l' accesso dalle ore 1 alle ore 5». E, dunque, in quella spiaggia nessuno sarebbe potuto entrare. «Ma figurati se non ci va nessuno. È tutto aperto, qui come negli altri bagni. E poi se anche qualcuno viola il divieto non è prevista alcuna multa», sorride Ivano, il gestore del Bagno. Vicino a lui c' è il bagnino, Isni, un giovane albanese che vive in Italia da 17 anni e conosce bene la spiaggia: «Gli stranieri non sanno del regolamento e vanno sulla sabbia. Si appartano sui lettini o fra i mosconi e i pedalò. Proprio lì, vedi, dov' è successa la violenza».
Lo scorso 10 agosto, una coppietta è stata trovata ad amoreggiare sotto le stelle.
«Fermi lì! - sono stati sorpresi da due sedicenti vigilantes -. Non si può, questa è una multa». Si sono fatti pagare ma erano due truffatori albanesi, poi individuati e indagati. Su ogni spiaggia c' è una telecamera. «Ma lo stupro è avvenuto in una zona buia e da questa si vede poco», indica Ivano.
«Dalla mia invece si vedono ombre, movimento, ma non si distinguono i volti», aggiunge Simone, il gestore del Bagno 131. C' è poi la questione dell' illuminazione: la spiaggia di notte è buia. «E invece dovrebbe essere illuminata perché così dispone un' ordinanza», accusa un inquirente sollevando un problema che probabilmente farà discutere.
Fra i mosconi, dove la coppia è stata brutalmente picchiata e violentata, intanto, la gente è stesa al sole. «Ma non sanno nemmeno cos' è successo stanotte» spiega Isni.
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2. ARANCIA MECCANICA SULLA SPIAGGIA DI RIMINI - IN QUATTRO LA STUPRANO DAVANTI ALL' AMICO
Andrea Pasqualetto per il ''Corriere della Sera''
L' ultima sera doveva essere la più bella. È stata la più terribile della loro vita. Sono le quattro del mattino di ieri, il lungomare di Rimini è buio e deserto. Bagno 130, che significa zona Sud della città, verso Riccione, dove la spiaggia è lunga un centinaio di metri e prima di arrivarci ci sono sedici file di ombrelloni. La coppia si trovava sulla passeggiata interna parallela alla strada. Non sono sposati né fidanzati.
Hanno 26 anni e sono polacchi. Sarebbero dovuti ripartire ieri in pullman con altri cinquanta connazionali, tutti giovani e per la maggior parte universitari, giunti in Romagna una settimana prima.
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La comitiva, alloggiata in vari alberghi di Miramare, l' ultima sera si divide in gruppetti e in coppiette. Si vuole tirare tardi. Per qualcuno c' è la discoteca, per altri la birreria. Per la coppia di amici ci sono la luna, le stelle e il mare. Dal buio della passeggiata spuntano quattro ombre, quattro ragazzi.
Agli investigatori dicono che l' approccio non sembrava violento anche se la lingua era sconosciuta. Sono su di giri, questo sì. Ma loro decidono di ascoltare cercando di capire. Il dialogo però degenera e in breve i polacchi finiscono insieme agli altri sulla sabbia.
Superano la zona degli ombrelloni, dalla parte del mare.
E lì dalle parole i quattro passano ai fatti. Vogliono derubare e violentare. Spinte, pugni, calci. Lui viene colpito con una bottiglia di birra e finisce tramortito accanto a un moscone. Lei viene portata sulla battigia e, lì, violentata a turno dai quattro e, alla fine, buttata in acqua, come lei stessa racconterà agli inquirenti.
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Terrorizzata e sanguinante, la giovane riesce a trascinarsi fino al moscone, a destare l' amico dal torpore e, con lui, a risalire dalla spiaggia. Dove i due incrociano una prostituta che dà l' allarme. I quattro fuggono, naturalmente. Ma, non paghi della nottata sanguinaria e del gramo bottino fatto di pochi effetti personali, decidono che il raid dev' essere completato con un nuovo agguato. A piedi si dirigono così verso la Statale, zona di prostituzione. L' obiettivo diventa una trans peruviana.
Alla quale riservano lo stesso trattamento: pestaggio, violenza e rapina. La loro feroce notte si chiude così.
Chi sono, dunque, questi quattro malviventi, probabilmente in preda ad alcol, droga e a un' incontrollabile eccitazione sessuale? «L' unica certezza al momento è che si tratta di stranieri e che hanno commesso un crimine disumano in una zona poco illuminata. Che fossero allucinati si può solo ipotizzare», taglia corto il questore di Rimini, Maurizio Improta.
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Per dare la caccia ai responsabili (forse maghrebini) ha messo in campo la migliore squadra possibile, con il superpoliziotto Luciano Baglioni, l' investigatore che consegnò alla giustizia la banda della Uno bianca. Nella loro folle nottata, i criminali hanno lasciato qualche traccia. Indumenti, bottiglie e, soprattutto, le loro immagini impresse in alcuni video di telecamere, sia della spiaggia, sia delle strade percorse a piedi. Al lavoro anche la polizia scientifica di Bologna che sta esaminando i reperti.
«Siamo sconvolti per la brutalità e la bestialità del terribile episodio di Miramare, siamo disponibili per ogni forma di supporto e aiuto alle vittime», ha promesso il Comune di Rimini. Mentre il segretario della Lega Matteo Salvini non usa mezzi termini: «La galera non basta, castrazione chimica».
La coppia è finita in ospedale. Lui, con una frattura facciale. Per lei è stato invece immediatamente attivato il protocollo sanitario e l' assistenza psicologica prevista in caso di violenza sessuale.
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