Maicol Mercuriali per “ItaliaOggi”
Diciotto giorni di sciopero nazionale e manifestazioni, con strade e infrastrutture bloccate, proteste dure e ripercussioni pesanti sull'economia. L'iniziativa della Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (Conaie) ha scosso il paese sudamericano e ha colpito il settore produttivo, con perdite stimate vicino al miliardo di euro, un saldo che - come ricorda il quotidiano El Universo - supera quello dell'ottobre 2019.
Le stime sono del ministero delle produzioni, del commercio estero, degli investimenti e della pesca: la perdita media giornaliera si è aggirata sui 50 milioni e a farne le spese sono state soprattutto le banane.
esportatori di banane dall’ecuador
L'Ecuador, infatti, è il principale esportatore mondiale di questo frutto, nella nazione operano colossi globali come Chiquita, e lo sciopero ha interrotto le forniture. Produzioni che dai bananeti non potevano essere trasportate nei magazzini di lavorazione e quindi raccolte ferme; prodotto pronto da spedire che non poteva raggiungere gli scali e nei porti migliaia di container che non hanno raggiunto le loro destinazioni.
«Così si è generata una violazione dei contratti con i nostri clienti all'estero, danneggiando ulteriormente l'immagine e la reputazione del nostro paese», denuncia Richard Salazar, direttore esecutivo di Acorbanec, l'associazione che riunisce gli esportatori di banane dell'Ecuador.
E gli effetti dello sciopero potrebbero non finire qui, ma impattare anche sulle negoziazioni degli accordi commerciali attualmente in corso, che lo stato pensava di finalizzare entro l'anno: tra questi accordi ci sono quelli con Messico, Corea del Sud e soprattutto Cina.
Se passa l'immagine di un paese sull'orlo della crisi sociale, capace di sfociare anche in episodi violenti, questo si potrà ripercuotere negativamente sulle relazioni commerciali ecuadoriane, come fa notare Francisco Rivadeneira, portavoce della Corpei, organizzazione che promuove l'export.
Gli indigeni hanno presentato una lista di 15 richieste al governo e al presidente Guillermo Lasso, in carica da poco più di un anno, tra cui misure per calmierare il prezzo del carburante, combattere disoccupazione e criminalità.
Dopo la firma di «una pace costosa e dolorosa», il settore produttivo sta già delineando strategie e ordini per favorirne la ripresa dopo lo sciopero. Le proteste si sono concentrare nelle principali regioni dove si coltivano e lavorano le banane e gli esportatori se la sono legata al dito.
«Non ci sarà né perdono né dimenticanza», rimarca Salazar, ricordando che con i suoi collaboratori sta valutando l'avvio di un'azione legale contro coloro che hanno ostacolato il commercio di banane. «Bisogna creare un precedente», conclude, «e punire coloro che hanno trasformato la protesta in atti vandalici e in alcuni casi terrorismo».
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