Cesare Giuzzi per il Corriere della Sera - Estratti
L ULTIMA IMMAGINE DI GIULIA TRAMONTANO VIVA
Duecentotrentasei giorni. Dal 27 maggio al 18 gennaio, dal giorno in cui Alessandro Impagnatiello ha ucciso a coltellate la compagna Giulia Tramontano a quello in cui per la prima volta comparirà in aula a Palazzo di Giustizia.
Davanti a lui la presidente della prima Corte d’Assise Antonella Bertoja — la giudice del caso Yara nel primo grado al Tribunale di Bergamo —, il giudice a latere e sei giudici popolari. Il destino dell’ex barman dell’Armani Hotel passerà da loro. Non è in discussione la sua colpevolezza, perché Impagnatiello ha confessato e grazie alle sue parole è stato possibile ritrovare il corpo della 29enne nascosto dietro a una fila di garage in via Monte Rosa a Senago. Ma il punto decisivo del processo è un altro, ed è racchiuso in una sola parola: ergastolo. Riuscirà il 30enne ad evitare il massimo della pena?
(...) I legali del barman hanno acquisito l’intero fascicolo, da settimane studiano gli atti dell’indagine, cercano una via a cui aggrappare un eventuale sconto di pena. Lavorano con lo scrupolo che la professione forense impone perché anche il peggiore degli assassini ha il diritto a un giusto processo e al più rigoroso rispetto delle procedure.
In mano hanno pochissime carte, in sostanza soltanto una. Ma che potrebbe essere decisiva per evitare l’ergastolo: la perizia psichiatrica. Negli ultimi mesi Impagnatiello ha ricevuto nel carcere di San Vittore la visita di un consulente psichiatrico. I legali vogliono capire se ci siano o meno gli estremi per chiedere alla Corte un esame sulle sue condizioni psichiche.
ALESSANDRO IMPAGNATIELLO - GIULIA TRAMONTANO
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La procura contesta l’omicidio aggravato dai futili motivi, dalla crudeltà, dal vincolo della convivenza e soprattutto dalla premeditazione. La più pesante tra tutte le aggravanti. In fase di convalida del fermo il gip Angela Minerva aveva ritenuto troppo deboli i riscontri trovati dagli investigatori in prima battuta.
In particolare le ricerche su come far sparire «bruciature» dallo smalto della vasca da bagno effettuate da Impagnatiello due ore prima dell’omicidio (poi tenterà effettivamente di bruciare il corpo della compagna nella vasca). Ma dalle indagini sono emerse altre e più decisive ricerche web su come uccidere un feto con il veleno, sia l’accertata somministrazione del bromadiolone, un potente topicida, alla vittima e al piccolo Thiago. Oltre all’acquisto, a marzo, due mesi prima del delitto, del cloroformio.
L ABBRACCIO DI GIULIA TRAMONTANO CON L ALTRA DONNA DI IMPAGNATIELLO
C’è molto e c’è anche un movente. Gli inquirenti sono convinti che il barman abbia architettato il piano per «liberarsi» della compagna, della gravidanza e in qualche modo sfuggire al castello di bugie che aveva costruito negli ultimi sei mesi per tenere in piedi la doppia relazione con l’amante. Il sospetto però è che uccisa Giulia, Impagnatiello volesse eliminare anche l’altra donna perché iniziava a dubitare di lui e oltretutto era diventata una testimone scomoda dopo il delitto.
È stata lei, infatti, la prima ad allarmare i carabinieri sulla sorte di Giulia a seguito del loro incontro — fuori dall’Armani di via Manzoni — poche ore prima della scomparsa/uccisione. I legali potranno richiedere anche l’accesso alla giustizia riparativa — introdotta dalla riforma Cartabia — che non avrebbe effetti diretti sulla condanna ma solo sulle pene accessorie.
Ma oltre alla carta della perizia psichiatrica la difesa di Impagnatiello proverà a puntare su un altro elemento per evitare il massimo della pena. La teoria secondo la quale il 30enne nei mesi precedenti non aveva intenzione di uccidere Giulia ma soltanto di provocare l’aborto con il veleno e che il delitto sia stato un gesto d’impeto, scaturito al termine di una giornata drammatica con l’incontro tra le due donne tradite. Una strada stretta, ma che non sarebbe in così netta antitesi rispetto alla confessione «light» fatta da Impagnatiello dopo il delitto.
Le sue parole ai magistrati (prima al pm e poi al gip) hanno permesso di far ritrovare il corpo di Giulia e anche di fare un po’ più di chiarezza sulle fasi successive all’omicidio. Ma in realtà il 30enne ha confermato o semplicemente anticipato di poco quanto già era a conoscenza dei carabinieri del Nucleo investigativo di via Moscova. Davanti ai magistrati Impagnatiello ha fatto una ricostruzione decisamente edulcorata delle fasi del delitto, come ha confermato l’alto numero di coltellate evidenziate dall’autopsia.
Per questo gli investigatori pensano che abbia fornito una confessione di comodo, studiata a tavolino non completa né genuina. La sua quindi non sarebbe stata una «collaborazione alle indagini», seppure a posteriori, ma parte del suo lucido piano. Ha omesso di parlare del veleno per topi (che nelle sue prime dichiarazioni ai carabinieri al momento della scomparsa aveva detto di aver acquistato per eliminare roditori sul posto di lavoro) e del cloroformio. Possibile che il barman abbia avuto la lucidità criminale di architettare un piano così freddo riuscendo anche a «preparare» una confessione a tavolino?
L’udienza di giovedì 18 gennaio sarà una cosiddetta «udienza tecnica», non si entrerà nel vivo del processo ma saranno resi noti i testimoni chiamati da accusa e difesa. I pm Menegazzo e Mannella chiederanno di sentire anche «l’altra», la collega di Impagnatiello con cui aveva una relazione. Per motivi di sicurezza e di riservatezza la ragazza testimonierà protetta da un paravento. In aula ci saranno i carabinieri della squadra Omicidi che hanno condotto le indagini e anche i familiari della vittima.
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La procura ha scelto di non interrogare Impagnatiello in questi mesi ma di aspettare l’esame in aula per contestare bugie ed omissioni della sua confessione. Una decisione voluta per non dar modo a Impagnatiello di preparare una nuova versione prima del processo. Nell’udienza — qualora deciderà di rispondere alle domande — i magistrati potranno così contestare in diretta al 30enne incongruenze o menzogne. Una sorta di interrogatorio all’americana. Uno showdown nel quale davvero si capirà se Impagnatiello ha deciso di confessare tutto. O se, ancora una volta, l'ex barman dell’Armani proverà ad ingannare gli inquirenti.
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