Stefania Piras per il Messaggero
I DISAGI
La stazione della metro A Manzoni è rimasta chiusa 14 ore filate per colpa di un temporale. Inaccessibile dalle sei del mattino fino alle venti e quattordici di sera quando è stata riaperta ma con le scale mobili in discesa più una in salita fuori servizio. Condizioni disastrose del trasporto pubblico che non vanno certo di pari passo con l'idea di prorogare la Ztl. Perché Manzoni ha rischiato per tutta la giornata di essere la terza stazione della linea centrale della metropolitana fuori servizio insieme a Baldo degli Ubaldi, e a Barberini che è chiusa ormai dal 23 marzo (sono quasi otto mesi).
Ancora problemi alle scale mobili perché il nubifragio di domenica ha inondato buona parte degli impianti della stazione Manzoni. Il necrologio della fermata è apparso ieri mattina all'alba, verso le sei, su Twitter: «Metro A: chiusa stazione Manzoni, i treni transitano senza fermarsi (guasto tecnico) utilizzare stazioni Vittorio Emanuele e San Giovanni». Oltre a questo tweet non si è avuta alcuna comunicazione per tutta la giornata. In breve: la fermata durante il nubifragio di domenica ha subito un allagamento che ha sommerso buona parte delle scale mobili finite quindi sott'acqua. I circuiti elettrici sono stati danneggiati in modo pesante perché una volta asciugati gli impianti le prove di funzionamento non sono andate bene. Perciò, la stazione è stata chiusa.
TRANSITI GIORNALIERI
Conseguenza: gli utenti, qui transitano ottomila utenti al giorno, arrivavano alla fermata convinti di poter scendere e prendere la metro come sempre e invece nulla. Hanno trovato il cancello sbarrato e l'avviso sul pannello elettronico. Un anziano non ci voleva credere. Ha fatto tutte le scale, si è fermato per leggere il pannello elettronico e non ha potuto far altro che sospirare: «Non si capisce più niente». Ed è tornato in superficie in mezzo a studenti e lavoratori che non sapevano come orientarsi, quali percorsi alternativi prediligere e soprattutto se il guasto tecnico era talmente grave da organizzarsi senza più tenere conto di questa fermata. Un ragazzo racconta l'esperienza mattutina: «Eravamo tutti pronti per scendere ma il treno è passato dritto senza fermarsi».
«Quando riaprirà la fermata Manzoni?» chiedevano gli utenti. La risposta sui social a tutti gli utenti era sempre la stessa e non lasciava presagire nulla di buono. «Appena abbiamo info sulla riapertura, condividiamo qui e sul sito Atac», questa la replica. Dall'Atac infatti parlavano di un allagamento importante che ha danneggiato il circuito elettrico. Raggiungendo la vicina stazione di Vittorio Emanuele, gli addetti Atac hanno confermato i problemi parlando di «infiltrazioni alle scale mobili». I tecnici al lavoro sul circuito elettrico delle scale mobili erano molto pessimisti: «Ci sono problemi grossi».
Ma i problemi sono su tutta la linea, da giorni. La metro A sta subendo rallentamenti da almeno una settimana.
IL BLOCCO
A San Giovanni (dove una delle due scale mobili è ferma, rotta da tempo immemore) sta succedendo sempre più spesso che si creino lunghissime file ai tornelli di entrata. Poi, una volta dentro gli utenti vengono bloccati prima di poter scendere sulla banchina per prendere la metro. E i tempi di attesa si allungano lasciando presupporre che i treni saltino le corse. Le ricadute sul servizio sono micidiali. Capita infatti che nell'ora di punta, alle otto del mattino a Termini direzione Anagnina, ci siano 5 minuti di attesa e gente condannata a stare sulla banchina perché il treno che si ferma è già pieno come un uovo. Ma dopo gli interventi tecnici andrà meglio, si dirà. Ieri una scala mobile a Repubblica, fermata rimasta fuori servizio per otto mesi a causa degli impianti inagibili, era chiusa. Atac aveva detto che gli impianti erano stati rifatti. Buon viaggio.
2. CINGHIALI, LITE TRA I CASSONETTI DONNA CARICATA: SALVA PER CASO
Laura Bogliolo per il Messaggero
L'EMERGENZA
L'emergenza cinghiali che si litigano i rifiuti in strada non arretra. Ieri mattina una donna è stata caricata da un branco di animali mentre portava a spasso il suo cagnolino in via Giuseppe Allievo, a Monte Mario. Giorni fa un'altra residente, ha ripreso in un video la battaglia tra due ungulati adulti per accaparrarsi un sacchetto dell'immondizia in via Giovanni Taverna. «Non si può continuare a vivere con il terrore, i cinghiali sono sotto casa, ormai non hanno più paura di nulla, assaltano i cassonetti e si litigano i sacchi dell'immondizia non ritirata» racconta Giorgia.
«Quella signora si è salvata per miracolo, siamo prigionieri in casa, vengono attirati dai rifiuti» spiega Gianluca Gaeta, residente e promotore di due esposti già depositati contro Ama e Comune sulla mancata raccolta dei rifiuti. Gaeta sta organizzando anche una maxi class action per presentare ricorso alla Commissione tributaria provinciale e chiedere il rimborso della Tari. «In mille hanno aderito» spiega. Giorgia ha rischiato di essere travolta dalla lite tra due cinghiali che giorni fa si contendevano sacchetti dell'immondizia, e li ha ripresi in un video. Siamo in una via trafficata, non lontani da una scuola, l'Istituto Comprensivo Stefanelli.
L'ASSEDIO
Nel video due cinghiali adulti si contendono un sacchetto dell'immondizia preso arrampicandosi su un secchione. Insieme ai due adulti ci sono quattro cuccioli. Scene di ordinaria follia a Roma Nord, vicino alla riserva Naturale dell'Insugherata. Eppure il 27 settembre nella delibera numero 190 la giunta ha autorizzata la sindaca Virginia Raggi a firmare lo schema di Protocollo d'Intesa tra Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma Capitale e Campidoglio Per la gestione del cinghiale nel territorio di Roma Capitale. La firma però ancora non c'è stata e il piano di contenimento non è partito.
LA PROCEDURA
Il protocollo dopotutto stabilisce una procedura complessa che prevede tempi molto ampi prima dell'intervento. Il Campidoglio deve istituire una e-mail e un numero di telefono dedicati alle segnalazioni. Segue un sopralluogo da parte dei vigili e delle guardie dei parchi regionali. Poi il Comune dovrà convocare un tavolo operativo. L'organizzazione dell'intervento spetta a vigili, guardia parchi e personale delle Asl. È chiaro che i tempi tecnici della procedura sono ampi e difficilmente consentiranno di individuare l'animale appena viene avvistato.
Il cinghiale preso con le trappole fino al 30 giugno verrà abbattuto, nel testo si parla di eutanasia. Dal primo luglio verrà portato in macelli, istituti faunistici o allevamenti a scopo alimentare: le aziende individuate sono due, una a Viterbo e l'altra di Cerveteri. La Regione si impegna a trovare, entro giugno, una struttura dove portare vivi gli animali catturati. Qui, probabilmente, potrebbe nascere la famosa pensione per i cinghiali dove resteranno fino a morte naturale. Giorgio Polesi, presidente del Parco di Vejo, solleva un altro problema: «È stata autorizzata la Città metropolitana a firmare il protocollo di intesa? Il nostro parco confina con 8 Comuni che continuano ad avere problemi: la Forestale di Monterotondo ha inviato una lettera di diffida al comune di Castel Nuovo di Porto che ha le mani legate».
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