Simonetta Sciandivasci per “la Verità”
Emilia Clarke era poco esperta di tutto, specie del mestiere suo, quando ha letto il copione di Game of Thrones e ha accettato la parte di Daenerys Targaryen nata dalla tempesta, Khaleesi del grande mare d' erba, la non bruciata madre dei draghi Mhysa, distruttrice di catene (a questo punto ci starebbe bene un Cordero di Montezemolo, ma rispettiamo la fiction).
Non s' è accorta che aveva tra le mani la serie più carnale del decennio, zeppa di scene di sesso consenziente e nudi spontanei. Esquire, qualche mese fa, aveva persino elogiato il modo in cui Got racconta il desiderio delle donne perché «i personaggi femminili hanno amanti ambosessi, anche occasionali, relazioni in cui il sesso è il collante principale». Giustissimo: in Got c' è molto sesso desacralizzato, equo, naturale, universale, ingiudicabile.
La Clarke, però, ha appena fatto sapere che quelle scene l' avevano già messa molto a disagio durante la lettura del copione, tuttavia aveva pensato che duro copione sed copione e chi era lei per fare obiezioni, e quando s' era trattato di girare s' era ritrovata più nuda del previsto e non appena l' aveva fatto presente a regista, produttori, troupe, eccetera si era sentita rispondere che se non si fosse spogliata i fan sarebbero rimasti delusi e la serie sarebbe andata male, allora lei, per etica professionale e pure perché il pubblico ha sempre ragione, tutte le volte s' era chiusa in bagno a piangere e poi col cuore in gola era filata a girare.
Nel pre #metoo se un' attrice firmava per sette scene di nudo e doveva girarne 15 pensava che facesse parte della recitazione, che non è una scienza esatta, ma l' arte in fieri per eccellenza. Nel post #metoo, invece, le sequenze erotiche sono preordinate del destino dei monarchi assoluti francesi dell' Ancien Régime.
La Clarke non disponeva di avvocati che la tutelassero imponendo a registi e vari ed eventuali un legal document, né il set di Got disponeva di intimacy coordinator, fondamentale figura che vigila sul rispetto degli accordi e del safe space e della vulnerabilità degli attori.
Ora, siccome certe accuse di tossicità e procurati traumi sono retroattive ad interim e ora che il mondo sta conformandosi alla molto ragionevole legislatura del #metoo, assai presto non ci sarà più niente da denunciare, la mamma dei draghi ha pensato di approfittare del colpo di coda del vittimismo, per vedere l' effetto che fa, perché dobbiamo tutti avere un abuso da piangere.
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