L’UCRAINA COPIA LE TECNICHE D’ATTACCO DI PUTIN: LANCIA MISSILI SULLE CITTÀ RUSSE OLTRE CONFINE - LA CONTROFFENSIVA DI KIEV HA PRESO DI MIRA IL TERRITORIO RUSSO: È UN MODO PER COINVOLGERE LE RETROVIE, CIVILI INCLUSI - E SE MOSCA, IN QUESTI MESI, HA DEVASTATO CASERME MA ANCHE AREE ABITATE, CENTRI COMMERCIALI, STAZIONI, IMPIANTI PER IL CARBURANTE, CON UN MIX DI TATTICA MILITARE E TERRORE, KIEV RISPONDE ALLO STESSO MODO MINACCIANDO DEPOSITI, STRADE, FERROVIE…

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Andrea Marinelli,Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”

 

ESPLOSIONE A BELGOROD ESPLOSIONE A BELGOROD

Belgorod, Melitopol, Odessa, Kiev, Sloviansk. Sono solo alcune delle località intrappolate nella guerra delle città, un confronto con molti risvolti per i contendenti. L'Ucraina, dopo aver subito bombardamenti estesi, risponde con la stessa moneta prendendo di mira il territorio russo. È un modo per coinvolgere le retrovie, civili inclusi, e sottolineare che l'aggressione ha un prezzo. Inoltre prova ad attenuare le proprie sconfitte - gravi - a Severodonetsk e Lysychansk incalzando l'avversario nella sua stessa «tana».

attacco a belgorod, in russia 65 attacco a belgorod, in russia 65

 

Portando il conflitto in terra nemica, Vladimir Putin ha forse sperato (o pensato) che i suoi cittadini sarebbe stati risparmiati dalle operazioni. Invece non è stato così. Nel contempo Mosca, in questi mesi, ha picchiato con brutalità, ha devastato caserme ma anche aree abitate, centri commerciali, stazioni, impianti per il carburante. Una combinazione di tattica militare e terrore, pressione e distruzione. Ora, secondo fonti ucraine, l'Armata potrebbe riprendere anche l'offensiva su Kiev.

 

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Per colpire, la resistenza impiega tre armi. I vecchi missili terra-terra Tochka, i droni, i sabotatori. Se i target sono all'interno dei confini russi evita il ricorso agli Himars e ai lanciarazzi a lunga portata forniti dalla Nato: c'è una promessa - per quanto vale - in questo senso. Ma gli stessi sistemi sono impiegati invece su obiettivi nelle zone occupate: è stato così per l'Isola dei Serpenti, si è ripetuto in apparenza a Melitopol.

 

Le forze di Zelensky acquistano una profondità, minacciano i depositi di munizioni, le strade, le ferrovie usate dagli invasori. In questo modo, insieme all'azione dei partigiani, mettono in discussione il controllo che a fatica il neo-zar prova a imporre a sud e nelle regioni orientali. I russi si affidano ai missili sparati da navi, sommergibili, aviazione: l'obiettivo è sempre quello di sconvolgere la vita.

 

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L'utilizzo dei droni da parte degli ucraini permette, in alcuni casi, la negabilità: girano i dubbi, Kiev non rivendica e lascia che sia l'avversario a denunciare lo strike. Non mancano, neppure questa volta, le tesi contrastanti. Gli ucraini, dopo ore, hanno sostenuto che sarebbero stati gli stessi russi a colpire Belgorod. Forse perché vi sono stati morti tra gli abitanti.

 

Lo raccontano altre crisi, vicine e lontane nel tempo. Iran e Iraq, negli anni '80, diedero vita a un duello intenso a colpi di missili Scud mirando i centri urbani. Saddam fece lo stesso attaccando Tel Aviv e dintorni nel gennaio-febbraio 1991. Israele condusse centinaia di raid su Gaza, le fazioni palestinesi risposero con razzi su cittadine dall'altra parte del confine e comunità agricole.

 

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Scenari replicati nella sfida tra guerriglieri sciiti e monarchie sunnite del Golfo. L'impatto bellico esiste, però è molto più significativo quello politico-economico perché porta la battaglia nelle case. Letteralmente, con evidenti riflessi sulle comunità. I due campi potrebbero prendere una pausa nel Donbass per riorganizzare le truppe ma continuare a fare danni da lontano impiegando ordigni neppure troppo sofisticati. Con scambi di accuse sulle conseguenze, i morti, gli edifici ridotti in macerie.

 

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