Michele Di Branco per “il Messaggero”
Fuga da Piazza Affari. L'offensiva russa in Ucraina, nei primi otto giorni di operazioni militari, ha bruciato quasi 400 miliardi nei mercati europei e Milano ha pagato un prezzo salatissimo: 84 miliardi, poco meno di 100 miliardi se si considerano i tre giorni precedenti l'attacco. Solo nella giornata di venerdì il crollo è stato del 6,2%, con una perdita sulla carta di 36 miliardi, tanto da suggerire prudenza in molte aziende che avevano progettato di sbarcare in Borsa nel corso del 2022.
La prima ad annunciare un ripensamento è stata Sustainable Ventures che ha sospeso momentaneamente la procedura di ammissione alle negoziazioni delle proprie azioni ordinarie sull'Euronext Growth Milan di Borsa Italiana, e l'offerta ad essa strumentale. In una nota, la società spiega che la decisione è stata presa alla luce «dell'attuale situazione geopolitica internazionale».
Il gruppo fa sapere che «in considerazione dell'interesse che il mercato ha dimostrato per il progetto e del forte impulso a favore della transizione energetica e, anche in seguito agli attuali drammatici avvenimenti, della necessità di una minore dipendenza dalle fonti fossili, il percorso di quotazione riprenderà appena la situazione internazionale lo renderà possibile». Insomma: troppo pericoloso rischiare in questa fase. La scelta di Sustainable Ventures promette di non essere affatto un'eccezione.
La turbolenza che si è abbattuta sui mercati a causa della guerra che Mosca ha scatenato in Ucraina rischia di bloccare l'ingresso in Borsa di diverse aspiranti società. O quanto meno di farlo slittare, vista la clausola «compatibilmente con le condizioni di mercato» che tutte le società indicano come presupposto alla quotazione. E le condizioni, almeno in questa fase, non sembrano esserci. Così, la tempesta in Borsa rischia di congelare per un tempo non breve l'ampliamento del listino.
LA MINACCIA
Dopo un 2021 particolarmente tonico sul fronte delle Ipo, con ben 48 quotazioni di cui cinque sul mercato principale e 43 su Euronext Growth Milan, il nuovo anno si era annunciato promettente, con cinque debutti in due mesi (tra cui Iveco), due dei quali sul mercato principale e tre sul segmento dedicato alle Pmi dinamiche. Adesso il rischio è di un blocco assoluto se il conflitto dovesse durare a lungo.
La situazione per le imprese potrebbe complicarsi ulteriormente se l'Europa, come sembra, è destinata a una fase di forte rallentamento della crescita. Anche se una recessione potrebbe non pesare necessariamente sulle nuove Ipo, con le società che potrebbero optare per la quotazione come modo per irrobustir il patrimonio. La lista delle società da tenere d'occhio, nelle prossime settimane, è lunga.
A Piazza Affari la più attesa delle debuttanti è Plenitude, la newco del gruppo Eni che riunisce le attività nel settore retail e nelle energie rinnovabili, che potrebbe valere, secondo alcune stime, fra 9 e 11 miliardi di euro. L'ad dell'Eni, Claudio Descalzi, lo scorso novembre al markets day di Plenitude aveva sottolineato la necessità di scegliere «le finestre temporali giuste per la quotazione, vista l'alta volatilità sui mercati».
Volatilità che si è impennata nelle ultime settimane. Gli investitori guardano con attenzione anche alle Industrie De Nora, la multinazionale italiane delle tecnologie per l'idrogeno verde, l'efficienza energetica e il trattamento delle acque, che a febbraio ha avviato l'iter per la domanda di ammissione a quotazione su Euronext Milan. Come a Epta, attiva nel settore della refrigerazione. Ma sono numerose le società che stavano guardando a Piazza Affari.
Sul mercato si era parlato (oltre che di Illy, Sisal e Otb) anche di Fedrigoni, gruppo della carta per il packaging e la grafica, del gruppo della nautica Cantiere del Pardo, di Thyssenkrupp Nucera, controllata del gruppo tedesco dell'acciaio Chiorino, attiva nella produzione e commercializzazione di nastri di trasporto e cinghie di trasmissione, delle selle per bicicletta di Selle Royal e Thun.