Giorgia Meloni - Le Pen prima coccolata dai media, ora e tornata a essere un mostro
Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”
MATTEO SALVINI CON MARINE LE PEN A PARIGI
Era pronto a dirlo in tivù, se fosse andato - come era previsto - ospite a Retequattro alla trasmissione di Nicola Porro.
Ma alla fine Silvio Berlusconi ci ha ripensato, ha annullato la sua partecipazione ufficialmente a causa di un contatto a rischio con un contagiato Covid (ma qualcuno ipotizza per stanchezza o mancata voglia), è tornato ad Arcore dove ha fatto un tampone risultato negativo e alla fine comunque non ci sono state da parte sua esternazioni ufficiali.
Ma il suo pensiero sulle elezioni francesi, che era stato accuratamente preparato con i suoi collaboratori, resta. Ed è stato informalmente diffuso dai suoi: tra Macron e Le Pen, molto meglio che vinca il primo.
GIORGIA MELONI JAROSLAW KACZYNSKI
Nessuna ambiguità, per un leader che non ha mai avuto rapporti diretti né tantomeno di alleanza o vicinanza con la leader del Front National, anche per la differente collocazione europea: «Penso che vincerà Macron - è il suo pensiero - è un europeista, un moderato, un uomo che guarda all'Occidente».
Certo, è anche «un tecnocrate» lontano dalla sua cultura, ma meglio vinca lui che la sua rivale, è il pensiero affidato ai suoi e completato da Alessandro Cattaneo: «Siamo noi l'antidoto all'incubo Le Pen ».
Sì perché, a chiarire, Berlusconi aggiunge una riflessione, che va letta sicuramente in chiave interna: «L'indebolimento delle forze di destra moderata a favore dei due candidati della destra estrema porterà alla vittoria di un leader sostenuto dalla sinistra, che ha occupato lo spazio politico del centro. Questo dovrebbe far riflettere».
Insomma, come già detto al Parco dei Principi sabato scorso, senza una Forza Italia baricentro della coalizione non si va da nessuna parte: o vince la sinistra, o si dà spazio a forze estreme non europeiste.
Ed è un messaggio agli alleati Salvini e Meloni, che però sulle elezioni francesi si sono differenziati parecchio, Forse per ragioni più di collocazione partitica europea che di contenuti, anche se da Forza Italia fanno sapere che da Draghi, mercoledì, a chiedere mediazioni e niente fiducia su giustizia e soprattutto su fisco le delegazioni azzurre (guidata da Tajani) e del Carroccio (da Salvini) andranno insieme.
Ma sulla Francia le differenze restano. Salvini, come è noto, già domenica sera si era congratulato con Le Pen per essere approdata al ballottaggio, e ieri ha ribadito tutto il suo appoggio al «progetto di rinnovamento, cambiamento e autentica sovranità popolare rappresentati da Marine Le Pen». Nessuno sforzo nel farlo, non solo per la comunanza di posizioni in moltissimi campi, ma anche perché i due fanno parte dello stesso eurogruppo, e certo nessuno dei due ha avuto rapporti ostili con la Russia, anzi.
Meloni, viceversa, è a capo dei Conservatori europei, egemonizzati dal fortissimo partito polacco che è il più anti-russo in Europa, e la difficoltà nel creare un forte schieramento delle destre comune nasce anche da queste distanze nel rapporto con Putin. Anche per questo la leader di FdI è più cauta.
Non si scopre, non tifa: «Al secondo turno non c'è nessun candidato che mi interessa, se si unissero tutti i candidati di centrodestra vincerebbero». Ma difende a suo modo Le Pen vedendo nella sua «demonizzazione» in casa qualcosa in passato è accaduto a lei stessa: «È ridicolo ed è cinico perché la Le Pen durante il primo turno è stata coccolata dalla stampa mainstream in funzione anti Zemmour, perché era più funzionale al ballottaggio contro Macron. Da domenica sera che sta al ballottaggio è tornata ad essere un mostro. Ma veramente crediamo a tutte queste idiozie?».
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