Estratto dell’articolo di Marino Niola per “il Venerdì di Repubblica”
Oggi fate tutto ma non il bucato. Rischiereste di cadere in letargo. Secondo un'antica credenza, infatti, chi lava i panni il venerdì 17 rischia un attacco di narcolessia. E se proprio non potete fare a meno di mettere mano alla lavatrice, prendete un fazzoletto pulito e fateci dentro una bella risata.
[…] La fama sinistra del venerdì, che deve la sua cattiva nomea alla memoria della morte di Cristo: si può considerare il primo venerdì nero della storia. Mentre il secondo è il 24 settembre del 1869, legato al ricordo del rovinoso crollo della borsa di New York, da cui nasce l'espressione Black Friday: oggi è tutto fuorché rovinoso almeno per i commercianti.
E non è finita qui. Perché, sempre di venerdì Adamo ed Eva sarebbero stati cacciati dal paradiso, Caino avrebbe ucciso Abele, San Giovanni Battista sarebbe stato decollato ed Erode avrebbe ordinato la strage degli innocenti. In Inghilterra lo chiamavano il giorno degli impiccati perché era riservato alle condanne a morte.
E l'aura negativa del 17? La dobbiamo a un teorema di Pitagora che lo considerava il numero dell'imperfezione. E alla data dei Quirinalia, una festa che nella Roma antica cadeva il 17 febbraio, cioè oggi. E che la Chiesa maledisse come tutte le ricorrenze pagane. Che fare allora? Tutto ma avendo cura di premunirsi di amuleti e talismani. Perché essere superstiziosi è da oscurantisti. Ma non esserlo porta male.