Nicola Pinna per La Stampa.it
È morto questa mattina all’ospedale Santissima Trinità di Cagliari, dove era stato ricoverato dopo due mesi di sciopero della fame in carcere, Salvatore “Doddore” Meloni, l’indipendentista sardo di 74 anni che stava scontando alcune condanne per reati fiscali dal 28 aprile scorso, prima a Massama (Oristano), poi nel carcere di Uta (Cagliari).
Doddore Meloni ha passato i suoi 74 anni a immaginare la terra dei nuraghi ancora più lontana da Roma. Dopo 50 giorni di carcere e 50 giorni di sciopero della fame aveva ricominciato a bere, ma quel corpo da gigante era gravemente fiaccato. «Le sfide della vita non si possono lasciare a metà - aveva confidato al suo avvocato a metà giugno - Solo così si possono ottenere grandi risultati, so benissimo qual è il rischio che sto correndo in queste ore».
Doddore Meloni, in realtà, era uno che era già morto e risorto. Il sogno di liberare la Sardegna dalla «colonizzazione italiana» si era infranto per la prima volta all’inizio degli anni Ottanta. Il colpo di stato sardo era quasi pronto e la nazione che gli indipendentisti avevano progettato avrebbe avuto anche l’appoggio di un certo Mu’ammar Gheddafi, che allora era il primo ministro della Libia. Doddore Meloni finì in carcere e ci restò per nove anni: unico italiano condannato per cospirazione contro lo Stato.
«Mi hanno tenuto 33 giorni in un reparto dell’ospedale di Nuoro con gli aghi sulle braccia, per costringermi a confessare chissà cosa. Se non mi avessero messo le manette, la nostra nazione esisterebbe dal 1982. Io, comunque, ci credo ancora». E lo ha dimostrato. A 65 anni, l’instancabile patriota ha occupato l’isola di Maldiventre e al largo della costa occidentale della Sardegna ha provato a costruire un pezzetto del tanto sognato stato dei quattro mori. Ma la sua repubblica è stata affondata dai blitz della polizia e per lui sono iniziati i guai.
«Da quel momento - denuncia l’avvocato Cristina Puddu - ha affrontato 24 procedimenti penali. Ma non è tutto, perché anche la figlia, la moglie, il fratello, il nipote, il cognato e molti dei militanti del suo movimento sono stati coinvolti dalle inchieste. Non è una persecuzione giudiziaria questa?».
Nel nome dell’irremovibile ideale secessionista, Doddore Meloni ha organizzato proteste, occupazioni e persino una lista per conquistare la Regione. Ad aprile era finito in carcere per scontare due condanne definitive: 3 anni per evasione fiscale, un anno e otto mesi per falso nella richiesta (respinta) di gratuito patrocinio legale.