LO SCANDALO DEI GHETTI DEI BRACCIANTI – CI SONO 200 MILIONI DI EURO STANZIATI DAL PNRR PER SOSTITUIRE I 150 INSEDIAMENTI ABUSIVI DOVE VIVONO ALMENO 10MILA LAVORATORI AGRICOLI, PER LO PIÙ STRANIERI E SPESSO SFRUTTATI, COME SATNAM SINGH, MA I SOLDI SONO BLOCCATI DA MESI – LE AREE SONO STATE INDIVIDUATE DA DUE ANNI. IL GOVERNO MELONI LO SCORSO MARZO AVEVA ANNUNCIATO LA NOMINA UN COMMISSARIO AD HOC, CHE È ARRIVATA SOLO ORA…

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Estratto dell’articolo di Paolo Baroni per “la Stampa”

 

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Ci sono 200 milioni di euro stanziati dal Pnrr per superare gli insediamenti abusivi dove vivono migliaia di lavoratori agricoli, per lo più stranieri e spesso sfruttati, bloccati da mesi. Le aree sono state individuate da due anni ma è ancora tutto fermo.

 

Secondo il Rapporto su «Le condizioni abitative dei migranti che lavorano nel settore agroalimentare» pubblicato a giugno del 2022 dal ministero del Lavoro e dall'Associazione nazionale dei Comuni italiani, sarebbero 150 gli insediamenti non autorizzati che stando alle stime ospiterebbero circa 10 mila immigrati tra casolari e palazzi occupati, baracche, tende e roulotte. Veri e propri ghetti, invivibili, indecenti e pericolosi, che sulla carta andrebbero sostituiti realizzando aree attrezzate con moduli abitabili e la predisposizione di tutti i servizi necessari.

 

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Per recuperare tutto il ritardo il governo Meloni lo scorso marzo ha deciso di nominare un commissario ad hoc. Nomina che è sì arrivata, ma solo a inizio giugno, ovvero – segnalano ora i capigruppo dell'M5s nelle Commissioni lavoro e agricoltura della Camera, Valentina Barzotti e Alessandro Caramiello, «60 giorni dopo quanto previsto dal decreto che istituiva questa nuova figura». Insomma al ritardo del piano si aggiunge il ritardo di chi dovrebbe portarlo a compimento.

 

L'incarico in questione è toccato al prefetto di Latina Maurizio Falco, che avrà competenze su tutto il territorio nazionale facendo venir meno i poteri dei tre commissari che sino a ieri si occupavano delle aree degradate di Caserta, Foggia e Reggio Calabria.

 

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In base al decreto 19/2024 la designazione doveva toccare al ministero del Lavoro ma poi, trattandosi di un prefetto, la scelta è stata fatta dal Viminale. Secondo la Flai-Cgil si è tratterebbe di una palese «violazione della prerogativa di nomina, avocata a sé dal ministro dell'Interno». Il timore del sindacato, che da settimane premeva per sbloccare la situazione, è che «si tratti di uno stratagemma per cambiare la destinazione d'uso dei 200 milioni del Pnrr».

 

La mappatura disposta dall'allora ministro del Lavoro Andrea Orlando doveva servire da base di partenza per individuare le situazioni più critiche su cui intervenire e concentrare le risorse. «Il governo finora ha fatto finta di nulla davanti al fenomeno del caporalato e del lavoro sommerso – ha scritto venerdì l'ex ministro Pd su Facebook -. Eppure, chi oggi promette nuovi interventi aveva qualche strumento già a disposizione e risorse con cui intervenire. Ma hanno preferito dilazionare o ritardare impegni assunti dal precedente governo nella direzione di un contrasto netto al caporalato e di una maggiore dignità per decine di migliaia di lavoratori». […]

 

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In tutto, secondo l'indagine dell'Anci, su 608 comuni dove è stata rilevata la presenza di lavoratori stranieri occupati nel settore agroalimentare, sono 38 i comuni dove si registra la presenza di insediamenti informali o spontanei e strutture non autorizzate. Di questi ben 36 richiedono interventi «prioritari» e «superprioritari».

 

Nella maggior parte dei casi sono ubicati al Sud (21) e nelle Isole (8), 4 sono poi al Centro, 3 nel Nord Ovest e 2 nel Nord est. In tutto sono 11 le regioni interessate: la Puglia con 12 unità (di cui ben 8 nella provincia di Foggia) è quella dove il fenomeno è più rilevante, seguono Sicilia (8), Calabria (5) e Campania (3).

 

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La lista, tra le altre località, comprende Alba e Saluzzo in Piemonte, Albenga in Liguria, Rovigo in Veneto, Porto Recanati nelle Marche e Pescara in Abruzzo, ovviamente Latina nel Lazio e Castel Volturno in Campania, Rosarno in Calabria e Castelvetrano in Sicilia. La maggior parte di questi insediamenti – è scritto ancora nell'indagine dell'Anci – è presente sul territorio da parecchi anni: ben 11 esistono da più di 20 anni e 7 da oltre 10. […]

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