SCENEGGIATE DA UN PATRIMONIO - GIANGUIDO BAZZONI, EX CONSIGLIERE REGIONALE DELL'EMILIA ROMAGNA, CON UN PASSATO IN FORZA ITALIA (MA NON PIU' ISCRITTO AL PARTITO), È ACCUSATO DI AVER FALSIFICATO IL TESTAMENTO DI UN SUO AMICO MILIONARIO - LUI NEGA LE ACCUSE, MA QUANDO IL DOCUMENTO OLOGRAFO FU APERTO LA FIGLIA DEL DEFUNTO NOTO' MOLTE STRANEZZE: A BAZZONI ERA STATO LASCIATO UN PODERE E LA METÀ DEL PATRIMONIO, CHE NON HA ACCETTATO. DOPO UN'ANALISI GRAFOLOGICA È RISULTATO CHE...

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SILVIO BERLUSCONI Gianguido Bazzoni SILVIO BERLUSCONI Gianguido Bazzoni

(ANSA) - L'ex consigliere regionale dell'Emilia-Romagna Gianguido Bazzoni, commercialista ravennate in passato di Forza Italia e oggi non più iscritto al partito, è imputato per falsificazione di testamento olografo. La vicenda - come riportato dai due quotidiani locali - era scaturita dalla morte nel giugno 2021 di un ravennate funzionario di banca in pensione, ultra-novantenne e amico di Bazzoni. 

Gianguido Bazzoni Gianguido Bazzoni

 

La figlia del defunto, che ieri ha ripercorso la vicenda davanti al Tribunale di Ravenna, aveva poi scoperto con sorpresa che esisteva un testamento relativo al patrimonio milionario del padre inviato per lettera a un avvocato. Quando però ad agosto il documento, scritto a matita, era stato aperto davanti a un notaio, la donna aveva realizzato che c'erano molte stranezze tra cui un paio di errori.

 

Gianguido Bazzoni Gianguido Bazzoni

Quindi, sospettando di Bazzoni, si era rivolta a due grafologhe consegnando loro alcuni biglietti di auguri scritti proprio dall'ex consigliere regionale. All'imputato in particolare era stato assegnato un podere, la metà dell'ingente liquidità dell'amico ed era stato rimesso un debito da 218mila euro.

 

Era quindi partita la denuncia. Bazzoni da parte sua, respingendo ogni accusa, ha precisato di non avere mai accettato quel testamento dopo essersi rivolto a due esperti e avere realizzato che si trattava di un falso dato che il testo e la firma erano stati realizzati da due diverse persone. Nemmeno altri nominati nel documento avevano accettato il testamento: compresi i sei a cui erano stati rimessi debiti fino a 100mila euro.

 

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