Adriana Logroscino per il "Corriere della Sera"
LA TERZA DOSE DEL VACCINO ANTI-COVID
Per la terza dose di vaccino a tutti è solo questione di tempo. E il conto alla rovescia è già iniziato. La gran parte degli under 60, infatti, si è vaccinata meno di sei mesi fa (tra maggio e agosto). Per quando sarà maturato il termine dato dagli scienziati per la terza iniezione, il sistema per la somministrazione sarà pronto.
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La strategia si intuisce dalle dichiarazioni che Silvio Brusaferro, direttore dell'Istituto superiore di sanità, ha fatto al convegno nazionale della fondazione della Scuola di sanità pubblica, a Venezia.
«Oggi è raccomandata per alcune categorie, ma la terza dose di vaccino anti-Covid per tutta la popolazione è uno scenario verosimile. Noi come sempre monitoreremo la persistenza della risposta immunitaria, e man mano che ci saranno le evidenze del caso, saranno declinate dal punto di vista organizzativo».
Intanto l'Ema suggerisce l'ulteriore richiamo anche per gli over 18 che si sono vaccinati con Moderna: mezza dose, 6-8 mesi dopo la seconda. Anche Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione al ministero della Salute, svela che la discussione è già iniziata.
«Sulla base di studi effettuati in Israele e negli Stati Uniti si è pensato di coprire le persone più a rischio, che hanno quasi tutte completato il ciclo primario più di sei mesi fa. Ora si sta valutando se e quando dare una dose aggiuntiva alle persone più giovani».
E infine il presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, Franco Locatelli, dà i tempi: «C'è un sistema di prenotazione disponibile per gli over 60, poi c'è la possibilità, che nel tempo considereremo, anche per i più giovani».
A rianimare il dibattito e a far pensare a una accelerazione del terzo richiamo per tutti, oltre al monitoraggio della risposta immunitaria nel tempo, è la ripresa generale del contagio: allarmante in alcuni Paesi, come la Gran Bretagna, preoccupante in altri, come la Germania, e ora visibile in Italia, con i numeri in lieve aumento dopo due mesi di calo.
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Ieri i nuovi positivi sono stati 2.535, cioè circa 1.200 in meno del giorno prima ma con un numero di tamponi quasi dimezzato, infatti il tasso di positività risale sopra l'1% (0,2% in più). Le vittime sono salite da 24 a 30 e anche i ricoveri sono aumentati (+ 106). Se la situazione in Italia è finora sotto controllo, i motivi, secondo gli esperti, sono due: un alto numero di vaccinati e il mantenimento di restrizioni, sia pure rimodulate con l'introduzione del green pass.
Un altro aspetto tenuto sotto controllo è quello dei nuovi ceppi di virus e dell'efficacia dei vaccini su di essi. In Gran Bretagna appartengono alla sottovariante Delta 15 mila casi, in Italia 93. Nelle valutazioni in corso una riguarda anche gli immunizzati con l'unico vaccino monodose, il Janssen di Johnson&Johnson.
Potrebbero essere chiamati per un richiamo che potenzi la risposta immunitaria, a iniziare dai più anziani e non prima di due mesi dalla prima iniezione. L'agenzia americana Fda lo sta valutando. A breve l'esaminerà anche l'ente europeo, Ema. In Lombardia l'ipotesi del «richiamo veloce» riguarderebbe 300 mila vaccinati con il monodose.
L'Ema ha anche iniziato a testare la pillola antivirale sperimentale della Merck per curare il Covid negli adulti. Se il quadro è in evoluzione, la principale difesa rimane immunizzarsi e restare prudenti. «Sono impegnato a fare in modo che la copertura vaccinale da una parte e il monitoraggio dall'altra ci guidino - dice Brusaferro -, fondamentale è l'adesione della popolazione alle misure di sicurezza per evitare scenari di peggioramento. Noi avevamo suggerito aperture più graduali, la politica ha ritenuto di fare scelte diverse. Non abbandoniamo le regole di base, come è stato fatto in Gran Bretagna».
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