Lorena Loiacono Camilla Mozzetti per "il Messaggero"
Le regole ci sono ma non vengono attuate e nella gestione dei positivi, nell'attività di testing - che deve essere garantita in una scuola anche a fronte delle nuove misure sancite dai ministeri di Salute e Istruzione con l'ultima circolare dell'8 gennaio scorso - regna il caos. A discapito, esclusivo, delle famiglie. Chi conta i positivi? Chi invia alle famiglie le procedure da seguire per i tamponi zero e per i tamponi di verifica?
Chi stabilisce, con due alunni positivi in classe, la didattica a distanza per i compagni non vaccinati o la presenza in aula per coloro che hanno ultimato il ciclo e magari ricevuto già la dose booster? Ci dovrebbero pensare i presidi, chiamati con la recrudescenza dei contagi, dalle Asl del Lazio a giocare un ruolo attivo. Ma il condizionale è d'obbligo: basta vedere cosa succede in molte scuole della Regione e della Capitale per rendersi conto di come i dirigenti più che scendere in campo restano seduti in panchina.
LE SCUSE «Troppo lavoro, troppo complicato, non si arriva più a fare il resto delle cose» dicono quasi in coro mentre si continua a demandare mansioni - non più demandabili per legge - alle singole Aziende sanitarie locali. Quella odierna è un'altra fase, diversa dal passato e dai mesi in cui la gestione dei positivi negli istituti e le indicazioni alle famiglie venivano date direttamente dai sanitari. Ora con un andamento dei contagi che tende al rialzo le Asl non possono pensare al tracciamento, alla gestione degli isolamenti, allo spacchettamento delle classi.
«Solo nella prima settimana di riapertura delle scuole - dice un medico dell'Asl Roma 1 - abbiamo ricevuto segnalazioni per 2 mila studenti positivi». Appena sette giorni in una città che conta 2.058 scuole e più di 520 mila ragazzi in età scolastica. Le regole per tutelare la didattica in presenza sono cambiate ma i contagi aumentano e i sanitari hanno chiesto una collaborazione ai presidi. Che tuttavia viene negata con la giustificazione: «Non possiamo sostituirci alle Asl». Ma poi quali sono questi compiti così gravosi?
CON DUE POSITIVI IN CLASSE Prendiamo il caso di due positivi in una classe di scuola media o di un istituto superiore. Secondo le nuove disposizioni gli studenti non vaccinati o con ciclo vaccinale non chiuso restano a casa in Dad mentre i compagni che hanno terminato il percorso di immunizzazione o che hanno già ricevuto la terza dose restano in classe. Chi lo decide? Alcuni presidi dicono: «Sono le Asl a dover dare le indicazioni non possiamo chiedere per la privacy chi è vaccinato e chi no».
Ma non è così, perché nei protocolli delle Aziende sanitarie che recepiscono la circolare interministeriale dell'8 gennaio scorso e che sono stati inviati lunedì alle scuole della Capitale, si legge tutt' altro. A decretare la Dad e le lezioni in presenza devono essere i dirigenti in quanto «L'istituzione scolastica, per effetto dell'intervento legislativo, è abilitata a prendere conoscenza dello stato vaccinale degli studenti in questo specifico caso». Altro che «Dobbiamo aspettare le indicazioni delle Asl per dire chi può restare a scuola e chi no».
LE COMUNICAZIONI Naturalmente tutti i casi di positivi, che sia uno solo o due, devono anche essere comunicati alle diverse Aziende sanitarie perché poi a seguito dei tamponi zero e di fronte ad un eventuale aumento di positivi restano i sanitari a disporre la quarantena per una o più classi. «Le Asl hanno redatto dei protocolli chiari, puntuali - commenta un sanitario della Roma 2 - i dirigenti devono gestire maggiormente la situazione nei casi in cui c'è un solo positivo e devono indicare loro la didattica a distanza mentre la sorveglianza sanitaria resta in carico a noi. Il momento è complicato deve esserci collaborazione».
Sostanzialmente alle scuole è chiesto di contare, informare le famiglie, indirizzarle a fare i tamponi - anche nei drive- in dove la Regione ha riservato proprio degli slot solo per gli studenti - e gestire la parte della didattica. Mentre isolamenti, quarantene e sorveglianza sanitaria resta in capo ai medici. I primi contano e organizzano le lezioni, i secondi valutano se disporre le quarantene proprio come in una catena di montaggio. Che tuttavia a pochi giorni dalla ripresa si è già bloccata.
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