SE QUESTO È UN PADRE - ALIJA HRUSIC, CHE A MAGGIO A MILANO HA UCCISO DI BOTTE IL FIGLIO DI 2 ANNI, È ACCUSATO ANCHE DI TORTURA: CALCI, PUGNI, BRUCIATURE CON LE SIGARETTE, HRUSIC AVREBBE ADDIRITTURA USTIONATO I PIEDI DEL PICCOLO CON “UNA FIAMMA VIVA” - È LA PRIMA VOLTA CHE IL REATO VIENE CONTESTATO IN AMBITO FAMILIARE

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Da www.blitzquotidiano.it

 

Calci, pugni e almeno tre bruciature con l’estremità di sigarette accese. Queste le torture che il pm di Milano contesta ad Alija Hrusic, il papà 25enne del bimbo di 2 anni ucciso di botte lo scorso 22 maggio in casa a Milano. Per il pm Giovanna Cavalleri, Hrusic avrebbe anche ustionato “con una fiamma viva” i piedini del figlio.

 

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L’uomo ora è accusato di omicidio volontario aggravato, torture aggravate e maltrattamenti aggravati ai danni della piccola vittima e per questo motivo resta in carcere. La moglie invece è stata scagionata e insieme ai due figli è parte offesa, in quanto anche lei maltrattata dal marito.

 

Il 28 ottobre la Procura ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a Hrusic e nel rapporto si parla di sevizie e si accusa l’uomo di aver agito “con crudeltà verso il bambino, per motivi futili consistiti nel fatto che il piccolo, lasciato senza pannolino, si fosse sporcato”.

 

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La moglie, al quarto mese di gravidanza al momento del delitto e assistita dall’avvocato Patrizio Nicolò, risulta invece parte offesa così come gli altri due figli per il reato di maltrattamenti. “Fin dall’inizio della loro relazione – si legge nell’avviso – ingiuriava e percuoteva, il più delle volte alla presenza dei figli minori (…) la convivente (…) colpendola con schiaffi, pugni e calci, a volte utilizzando una cintura, in altre occasioni servendosi del bastone di una scopa o di grossi fili elettrici”.

 

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Inoltre l’uomo, assistito dall’avvocato Giuseppe de Lalla, “dal mese di aprile 2019 la minacciava di uccidere lei e la sua intera famiglia laddove si fosse allontanata da casa o lo avesse denunciato, le impediva di uscire di casa e, in più occasioni, le sottraeva il cellulare (o la relativa batteria) e non le consentiva, comunque, di chiedere aiuto all’esterno”.

alija hrusic e il bimbo ucciso dopo le torture alija hrusic e il bimbo ucciso dopo le torture

 

Si legge ancora che sempre dall’aprile scorso, Hrusic “manifestava grave insofferenza nei confronti del figlio minore (…) lo ingiuriava ripetutamente con l’epiteto di scemo, lo percuoteva senza alcun motivo e lo colpiva con calci e pugni, lo morsicava e gli provocava bruciature di sigarette su diverse parti del corpo e ancora (…) pochi giorni prima del decesso del bambino, egli stesso gli provocava, con una fiamma viva di dimensioni ridotte (verosimilmente un accendino) vastissime ustioni sulle piante dei due piedi”.

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