Fra.Man per “la Stampa”
KONSTANTIN NEMICHEV - COMANDANTA UNITA KRAKEN
Konstantin Nemichev, ex combattente del battaglione Azov è oggi a capo dell'unità Kraken, affiliato al partito di estema destra del National Corps di cui è esponente a Kharkiv. È stata la sua unità militare a liberare paesi e villaggi decisivi a nord di Kharkiv nella controffensiva in atto. È stato lui a dichiarare liberata la cittadina di Ruska Luzova, e sono della Kraken i veicoli incontrati ieri mattina a Tsirkuny, nord di Kharkiv, pochi giorni dopo la liberazione dell'area.
Il partito di cui è esponente, il National Corps, è stato fondato nel 2016 da veterani del Battaglione Azov e membri del Corpo Civile Azov, un'organizzazione civile non governativa affiliata al Battaglione Azov. Oggi è guidato da Andriy Biletsky. Nemichev ha accettato di incontrarci in piazza della Libertà, a Kharkiv, nella sede dell'amministrazione locale, distrutta dall'attacco russo del primo marzo.
«Siamo qui nel palazzo dell'amministrazione della regione di Kharkiv ed è qui che abbiamo cominciato a organizzare e dirigere la difesa», dice, prima di cominciare la breve intervista che ci concede.
Può darci dettagli sulla controffensiva gestita dalla sua unità, la Kraken?
«La controffensiva è in atto su tutto il fronte della regione di Kharkiv e una delle zone di attacco, quella nord orientale, è gestita dalla nostra unità. L'ultima operazione è stata la liberazione di Ruska Lozova. Noi ci occupiamo delle attività di intelligence, conosciamo le posizioni dei russi, sappiamo da quanti soldati sono composti i loro battaglioni, sappiamo dove sono. Il primo passo è colpirli con l'artiglieria, e poi subentrare con la fanteria. Così agiamo su due fianchi, per circondarli e pulire il territorio. A volte non è facile, le posizioni russe sono ben organizzate e da tempo, usare l'artiglieria è più facile, ma la vera prova è la fanteria. Gli uomini a terra».
Avete ricevuto le armi che il Presidente Zelenskyy ha chiesto all'Occidente?
«Le armi donate dall'Occidente sono su tutto il fronte di Kharkiv. La maggior parte è già in Donbass. Anche noi abbiamo ricevuto nuove armi ma sono state per lo più spostate verso Izyum. Le armi sono importanti, ma rafforziamo la richiesta di chiudere i cieli. E avere più lancia missili. Ne abbiamo, ne abbiamo ricevuti. Riteniamo non siano abbastanza. Ci serve più artiglieria, abbiamo bisogno di Grad e Uragan».
Esiste una via diplomatica alla fine di questo conflitto, o pensa che l'Ucraina possa affrontare questa guerra solo sul piano militare?
«Il passato ci ha dimostrato che la controparte è inaffidabile. Abbiamo esperienza di accordi precedenti che dimostrano che le negoziazioni con la Russia non funzionano. Se pure ci accordassimo su qualcosa, in un paio di mesi le parole sarebbero vane.
Quindi dobbiamo prevalere sul regime di Putin, questa è la nostra posizione».
Quali sono le condizioni per cui la sua unità considererebbe vinta la guerra?
«L'Ucraina deve avere indietro tutti i suoi territori, tutto il Donbass, e la Crimea. È fuori discussione cedere un centimetro di terra che ci appartiene. Dobbiamo, e sottolineo, dobbiamo riprendere tutto. Ovviamente esiste un tempo per la negoziazione e uno per la guerra. Ora dobbiamo dimostrare la nostra forza sul campo e poi sederci al tavolo delle trattative. La vittoria arriverà quando sconfiggeremo il regime di Putin. C'è una terza opzione: distruggere il regime dall'interno. Sgretolare la Russia dal suo interno».
GIURAMENTO DEI MEMBRI DEL BATTAGLIONE DI AUTO-DIFESA DEL DONBASS
Non la spaventa l'orizzonte di un conflitto lungo o congelato? Lo dico per la popolazione civile.
«La gente sta dimostrando di voler combattere e ce lo ha dimostrato anche prima che l'invasione iniziasse. Quando sei mesi fa i russi hanno portato le loro truppe sui confini ucraini, noi abbiamo cominciato a insegnare ai civili come usare le armi. Io e altri veterani come me abbiamo formato altre persone e gli abbiamo trasferito la nostra esperienza. Così, il 24 febbraio, abbiamo mobilitato mille persone in tre ore».
Il suo partito, National Corps, sostiene la rottura dei legami diplomatici ed economici con la Russia, si oppone all'ingresso dell'Ucraina nell'Unione Europea ed è contrario a promuovere legami più stretti con la Nato, sono ancora queste le vostre posizioni?
«Le rispondo così, credo che se vinceremo questa guerra dimostreremo di aver sconfitto il regime russo e non ci sarà quindi più nessun pericolo militare per l'Ucraina».
Quindi non avete bisogno dell'ingresso nella Nato?
«Quindi dobbiamo sconfiggere il regime russo e la minaccia militare che rappresenta. Se lo sconfiggiamo non dovremo difenderci più».
E invece della Nato propone la formazione di un superstato, sbaglio?
«Una nuova unione che cominci a organizzarsi, penso all'Estonia, alla Lituania, alla Lettonia e guardo alla Gran Bretagna».
Finisse domani la guerra, come vede il suo futuro politico e il futuro del paese? «Supereremo questa grande prova. E certo, una volta vinta, useremo questa opportunità per costruire un paese forte».