Luciana Grosso per www.businessinsider.com
“La politica di bullismo e molestie di Facebook consente esplicitamente che ‘personaggi pubblici’ siano presi di mira in modi altrimenti vietati sul sito, tra cui ‘inviti alla [loro] morte’” a dirlo è il Guardian che ha avuto accesso una tranche di linee guida del moderatore interno.
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“I personaggi pubblici – continua il giornale britannico – Sono considerati bersagli ammissibili per alcuni tipi di abuso ‘perché vogliamo consentire la discussione, che spesso include commenti critici delle persone presenti nelle notizie’”.
Così nelle linee guida dettagliate viste dal Guardian, che coprono più di 300 pagine e risalgono a dicembre 2020, Facebook spiega in che modo differenzia tra protezioni per privati e soggetti pubblici: “Per i personaggi pubblici rimuoviamo gli attacchi gravi e alcuni attacchi in cui il personaggio è taggato direttamente nel post o nel commento.
Per i privati, invece, la nostra protezione va oltre: rimuoviamo i contenuti che hanno lo scopo di degradare o creare vergogna, comprese, ad esempio, le affermazioni sull’attività sessuale di qualcuno”.
Insomma, a quel che si evince dalle linee guida trapelate al Guardian, le soglie di sicurezza e di potabilità di quel che si può scrivere cambiano a seconda che la persona insultata sia una celebrità o una persona comune: se è una celebrità, in buona sostanza, la soglia del tollerabile è molto più alta, come se accettare di essere blastati sui social faccia un po’ parte del gioco, qualcosa che arriva, inevitabilmente, insieme alla fama e alla celebrità.
“I privati -continua Guardian – non possono essere presi di mira con ‘richieste di morte’ su Facebook, ma i personaggi pubblici semplicemente non possono essere ‘intenzionalmente esposti’ a tali chiamate”.
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