SI FA PRESTO A DIRE "CURATEVI". TANTO POI LE PILLOLE ANTI-COVID NON SI TROVANO - PER COLPA DELLA BUROCRAZIA IL PAXLOVID DELLA PFIZER NON E' ANCORA DISPONIBILE NELLE FARMACIE: A 73 GIORNI DAL SUO SBARCO IN ITALIA È STATO SOMMINISTRATO A NEMMENO 10MILA CONTAGIATI FRAGILI RISPETTO ALLA PLATEA DEI 600MILA PER I QUALI SE NE SONO ACQUISTATE LE DOSI – LA DENUNCIA DEI FARMACISTI: “MANCA IL FOGLIETTO ILLUSTRATIVO IN ITALIANO” – E RASI, EX NUMERO UNO DELL'EMA, RINCARA LA DOSE: “QUANTI MORTI POTEVANO ESSERE EVITATI?”

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Paolo Russo per "La Stampa"

 

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Se ne era semplificato l'accesso consentendo anche ai medici di famiglia di prescriverli e ai cittadini di acquistarli in farmacia. Dove però non si trova. Parliamo della pillola riservata ai più fragili, che riduce dell'85% il rischio che il Covid generi forme gravi di malattia. Ma per colpa della burocrazia il Paxlovid della Pfizer nelle farmacie ancora non si trova, così a 73 giorni dal suo sbarco in Italia è stato somministrato a nemmeno 10 mila contagiati fragili rispetto alla platea dei 600 mila per i quali se ne sono acquistate le dosi. E come denuncia Guido Rasi, ex numero uno dell'Ema, «sarebbe utile capire quale quota degli oltre mille morti che ancora contiamo ogni settimana si sarebbe potuta giovare di questo antivirale. Credo che ci troveremmo davanti a numeri abbastanza alti».

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La spiegazione del flop la fornisce Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia. «Noi eravamo pronti ma fino ad ora non sono disponibili le confezioni con il foglietto illustrativo in italiano, in questo caso particolarmente importanti visto che il farmaco interagisce con diverse altre terapie». La Regione Piemonte si è data da fare anticipando ai farmacisti mille confezioni dalle proprie scorte destinate agli ospedali, ma la fornitura da Roma arriverà solo a fine maggio. E così è un po' in tutta Italia. Con i medici di famiglia che, pur potendo prescrivere l'antivirale, si trovano a fronteggiare le proteste dei loro assistiti che non vogliono fare poi la trafila in ospedale per ritirarlo. Magari perché i malanni scatenati dal virus non consentono loro di alzarsi dal letto.

 

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Paxlovid è attualmente autorizzato per chi ha compiuto 18 anni, non ha ancora sintomi gravi e presenta un alto rischio di sviluppare una forma grave di malattia. Persone affette da patologie come tumore «in fase attiva», insufficienza renale cronica, broncopneumopatia severa, immunodeficienza primaria o acquisita, obesità, scompenso cardiaco, malattia coronarica, cardiomiopatia e diabete mellito non compensato. Ma Rasi propone di ampliarne la prescrivibilità agli anziani in genere. «Dobbiamo capire come trarre massimo vantaggio da questa terapia in vista dell'autunno, ma anche in questa fase di lenta discesa dal plateau. Per questo credo che sia opportuno consentirne la prescrizione agli over 70, anche se non hanno patologie importanti».

 

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Stessa strategia a suo avviso andrebbe adottata per il cocktail di monoclonali firmato da AstraZeneca, l'unico a poter essere utilizzato dagli immunodepressi a scopo preventivo, dunque prima di correre seri rischi infettandosi. «Il trattamento ha mostrato di saper ridurre di oltre l'80% il rischio di sviluppare la patologia a sei mesi dalla sua somministrazione, evitando così non pochi decessi». Il problema in questo caso è che l'Aifa lo ha autorizzato solo per circa 90 mila ultrafragili. Più che con sistema immunitario compromesso, sarebbe corretto dire azzerato.

 

Il dg dell'agenzia italiana del farmaco, Nicola Magrini, qualche settimana fa aveva aperto ad un allargamento della platea dei potenziali beneficiari del trattamento dopo l'autorizzazione definitiva e non più emergenziale da parte dell'europea Ema, ma al momento non se ne è fatto ancora nulla. Nel frattempo ieri si sono contati altri 153 morti, 29 in più di lunedì. Ma i casi sembrano iniziare a scendere più rapidamente. Sempre ieri erano 62.071, in netto rialzo rispetto al solito dato minimo post weekend, ma ben 25 mila in meno di quelli rilevati una settimana prima.

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E anche i ricoveri hanno ripreso a calare: due in meno nelle terapie intensive, 99 nei reparti di medicina. Però, per effetto anche dell'abrogazione del Green Pass, calano i tamponi. Nettamente al Sud, dove di test in una settimana se ne sono fatti circa un terzo in meno. Il che potrebbe favorire una circolazione sotterranea del virus. Con questo quadro, oggi parti sociali e governo si incontreranno per aggiornare i protocolli di sicurezza sul lavoro. Dopo Confindustra e Confesercenti anche Confcommercio chiede di lasciare per i lavoratori l'uso della mascherina «almeno fino al 15 giugno». Da vedere è però come i protocolli possano imporne l'obbligo quando questo non è più previsto da alcuna legge.

 

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