Leonard Berberi per corriere.it
Al check-in
Nei documenti che ogni anno la Iata — la principale associazione internazionale delle compagnie aeree — invia a vettori e aeroporti ce n’è uno che di solito resta sottotraccia al grande pubblico: indica, con tanto di numeri, qual è la configurazione ottimale per i passeggeri dal momento in cui entrano nel terminal fino all’uscita dallo scalo di destinazione. Scrive quel documento che chi ha prenotato un posto in classe Economica (cioè il 96% di tutto il traffico globale) dovrebbe impiegare al massimo due minuti per stampare la carta d’imbarco nelle postazioni automatiche o dieci-venti minuti ai banconi del check-in.
Controllo passaporti
Altri dieci minuti, non uno di più, li dovrebbero richiedere i varchi di sicurezza e cinque-dieci minuti il controllo passaporti che si riducono a uno-due minuti se si passa agli e-gate, ormai presenti in quasi tutti i grandi aeroporti. Una volta davanti alla porta d’imbarco il dossier ritiene che la soluzione migliore sia quella che consente al 50-70% dei viaggiatori in attesa di sedersi. Chi, invece, resta in piedi dovrebbe avere a disposizione uno spazio «vitale» di 1,2-1,5 metri quadrati. Un calcolo che potrebbero divertirsi a fare negli aeroporti tutti quelli che s’imbarcheranno per le vacanze: questi giorni inizia il vero esodo via cielo.
Dove finiscono i bagagli
In un anno che si annuncia record in termini di flussi complessivi (4,58 miliardi di passeggeri), di aerei in circolazione (30.700), di voli programmati (39,4 milioni in dodici mesi, quasi 108 mila al giorno). Certo questo si tradurrà anche in velivoli più pieni: alcune compagnie low cost nel Vecchio continente viaggiano su una media del 96-97% di sedili occupati. E comporterà più degli anni precedente — e nonostante gli investimenti — anche un numero maggiore di bagagli «disguidati», termine del settore che indica la valigia consegnata in ritardo, quella danneggiata e pure quella persa per sempre.
Secondo Sita, una delle aziende tecnologiche che opera nel settore del trasporto aereo, nel 2018 in tutto il mondo sono stati gestiti 4,3 miliardi di bagagli (considerando soltanto quelli mandati in stiva, esclusi quindi quelli a mano) e di questi 24,81 milioni hanno preso un percorso non proprio desiderato. L’Europa è quella con le performance peggiori visto che un terzo di questi effetti personali è stato denunciato dal viaggiatore come perso o consegnato tardi al proprietario.
Scioperi e ritardi
E se il bagaglio non avrà problemi, le probabilità che il volo sia in ritardo — o cancellato — quest’estate saranno elevate. Colpa, accusano le compagnie e gli aeroporti, del fatto che i controllori del traffico aereo o sono pochi (chi volesse puntare il dito, dovrebbe farlo contro l’area di Karlsruhe, in Germania) oppure tendono a scioperare nei momenti di picco (bussare in Francia, in particolare Marsiglia).
Secondo Eurocontrol, l’agenzia europea che gestisce il traffico sopra il Vecchio continente, dal 1° gennaio al 31 maggio di quest’anno il ritardo medio di ciascun volo è stato di 11 minuti. Nell’intero 2018 i collegamenti in Europa hanno accumulato ritardi complessivi pari a 25,7 milioni di minuti. L’Italia registra delle buone prestazioni sulla puntualità complessiva. Con Alitalia che, andando ad analizzare i dati del sito specializzato FlightStats, risulta seconda al mondo nel primo semestre di quest’anno (dopo la giapponese All Nippon Airways) e prima su base continentale.
Valigie a rischio
E sui bagagli? La conta di quelli persi o consegnati tardi è inserita nei documenti più riservati delle compagnie e degli aeroporti. E se questi ultimi accusano i vettori (la gestione spetta alle società a cui affidano l’handling), le prime rilanciano sottolineando i pochi investimenti nell’infrastruttura. In ogni caso, Londra Gatwick e Luton, la greca Santorini, le americane Miami, Los Angeles, Houston mostrano in alcuni giorni dei picchi anomali di valigie che non si presentano ai nastri di consegna.