RETTORATO LA SAPIENZA RIMASTO OCCUPATO DURANTE LA NOTTE
STUDENTI PRO PALESTINA OCCUPANO LA SAPIENZA
(ANSA) - È rimasto occupato per tutta la notte dagli studenti dei collettivi il rettorato della Sapienza. "Vogliamo un confronto pubblico con la rettrice per discutere le richieste degli studenti", affermano i ragazzi che oggi alle 12 hanno dato appuntamento per un presidio al rettorato. Alle 10 hanno invece convocato una conferenza stampa.
Sempre oggi alle 14,30 è convocato il Senato accademico dell'ateneo e gli studenti dei collettivi vogliono che, come accaduto a Torino, l'ateneo non partecipi al bando Maeci che prevede una collaborazione con atenei israeliani.
La Sapienza è stata occupata nel tardo pomeriggio di ieri; il ministro dell'Università Anna Maria Bernini ha sentito telefonicamente la rettrice de La Sapienza Antonella Polimeni. "Abbiamo dormito in aula magna e non intendiamo andare via da qui finché non avremo risposte", dicono i ragazzi.
BLITZ PRO PALESTINA ALLA UNIVERSITA’ FEDERICO II
COLLETTIVI SAPIENZA, 'CHIEDIAMO INCONTRO CON LA RETTRICE ALLE 12'
(ANSA) - "Aspettiamo la rettrice Antonella Polimeni per un incontro pubblico alle 12 in aula magna. La mobilitazione non si fermerà fino a che non saranno discusse pubblicamente le nostre rivendicazioni". A dirlo sono le studentesse e gli studenti dei collettivi davanti all'ingresso del rettorato, all'università La Sapienza di Roma, in conferenza stampa. "Non ci ha ancora fatto sapere se ci incontrerà", aggiungono.
SAPIENZA, OCCUPATO IL RETTORATO. «STOP ACCORDI CON TEL AVIV, LA RETTRICE DEVE ASCOLTARCI»
Estratto dell’articolo di Eleonora Camilli per “La Stampa”
«Sapienza for Palestine, stop genocidio, stop accordi» è lo striscione appeso nell'atrio dell'aula magna dell'università La Sapienza di Roma, occupata nella serata di ieri da una settantina di studenti di Cambiare Rotta, l'organizzazione dei giovani comunisti, in vista del senato accademico previsto per oggi.
Dopo Torino, dunque, il movimento studentesco fa tappa nella capitale. L'obiettivo è lo stesso: lo stop alla partecipazione al bando del ministero degli Esteri per la ricerca e agli accordi con le università israeliane e tutta la filiera bellica. «È una decisione che abbiamo preso in continuità con quanto sta succedendo nelle altre università italiane – spiega Leonardo, studente di Cambiare rotta, tra gli occupanti all'interno del rettorato-. Vogliamo che La Sapienza faccia un passo indietro come già successo a Torino, che ha rifiutato di aderire ai bandi del Maeci dopo un'azione analoga degli studenti, e a Bari, dove il rettore ha deciso di rimettere l'incarico alla fondazione Leonardo.
La nostra posizione è chiara. È necessario che si cambi posizione per quello che sta succedendo ormai da mesi nella Striscia di Gaza». Già nelle scorse settimane durante un incontro del senato accademico più di un centinaio di studenti ha presidiato l'ingresso dell'ateneo romano contestando l'università e chiedendo un'interlocuzione con Antonella Polimeni. […]
La contestazione per «fermare la complicità criminale con Israele» nell'ateneo romano va avanti da settimane. Il 9 marzo scorso il giornalista David Parenzo era stato contestato da un gruppo di studenti, che hanno esposto la bandiera della Palestina e di fatto gli hanno impedito di partecipare a un panel. Episodio analogo è toccato, pochi giorni fa, al direttore de La Repubblica Maurizio Molinari, stavolta alla Federico II di Napoli. […]
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Intanto 1.700 tra docenti e ricercatori di tutta Italia, tra cui 60 torinesi, hanno inviato nelle scorse settimane una lettera al ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nella quale chiedono la sospensione del bando per la cooperazione tra istituzioni italiane e israeliane in materia di ricerca scientifica.
«Chiediamo che la cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra le università e i centri di ricerca italiani e israeliani venga sospesa – hanno scritto i firmatari – con lo scopo di esercitare pressione sullo stato di Israele affinché si impegni al rispetto del diritto internazionale tutto, come è giustamente richiesto a tutti gli stati del mondo». […]
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