Simone Di Meo per Dagospia
La nomina di Pietro Spirito a presidente dell'Autorità portuale di Napoli sembrava aver posto un argine alla fantozziana gestione di uno degli scali più importanti del Mediterraneo. Solo che, in commissione Trasporti a Palazzo Madama, il piddino Stefano Esposito ha affondato la designazione votando contro l'indicazione del suo stesso ministro.
Pare che Graziano Delrio procederà comunque all'investitura del supermanager ex Atac, ma Spirito arriverà politicamente indebolito a Piazzale Pisacane. Dove, oltre all'Antitrust europeo, alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica che stanno seguendo a vario titolo diversi filone d'indagine, ha allungato un occhio anche l'Anac di Raffaele Cantone per una strana storia di appalti lievitati per la realizzazione della nuova darsena che ha portato alle dimissioni dall'incarico del dirigente dell'area tecnica dell'Autorità portuale.
Le sorprese, da queste parti, non mancano mai. L'ultimo «mistero» riguarda l'installazione di un bacino galleggiante «fantasma» da 3 milioni di euro ad opera dell'azienda «La nuova meccanica navale». Un bacino galleggiante è una struttura che permette la riparazione di navi e traghetti. Possederne uno in più rischia di rompere l'equilibrio faticosamente raggiunto con il riordino della cantieristica con la famosa delibera 41 del 2001.
«Fantasma» perché per l'Autorità portuale non è mai stato autorizzato mentre, per la Capitaneria di porto, è tutto in regola. E non si riesce a capire chi abbia ragione e chi stia facendo il pesce in barile. «La concessione è già di fatto un'autorizzazione per il bacino – spiega a Dagospia un alto esponente della Capitaneria di porto – e quindi il problema non si pone dal nostro punto di vista. L'Autorità portuale non ne sa nulla? Strano, a noi ha riferito il contrario».
L'unica carta che Dagospia è riuscita a rintracciare in questo rimpallo di responsabilità è un foglietto scritto a mano nel corso di una riunione di inizio gennaio a cui hanno partecipato anche importanti dirigenti dell'Autorità. Una lettera di tre pagine, senza numero di protocollo, senza registrazione, che secondo alcuni certificherebbe un frettoloso «lasciapassare» per il posizionamento del bacino nello spazio in concessione a «La nuova meccanica navale».
«Questo documento è sufficiente per le nostre verifiche – continua il rappresentante del Corpo della Marina Militare – e non dobbiamo farci altre domande. Ci sono state anche delle richieste di informazioni da parte di un magistrato. Abbiamo riferito quel che era nostra competenza. Certo, è anomalo che un documento del genere sia stato scritto a penna...».
All'Autorità portuale, invece, si sono chiusi in un ostinato silenzio. Nessuno vuole parlare del bacino «fantasma» né del manoscritto. Cose che nemmeno ai tempi delle Repubbliche marinare...