Estratto dell’articolo di Giordano Stabile per “la Stampa”
La domanda non è tanto su quanto durerà la guerra, ma quanto Israele vorrà e potrà farla durare. […] siamo al 38esimo giorno di guerra, più passa il tempo, più […] si staglia […] un possibile «stallo frustrante». […] i vertici dello Stato ebraico preparano l'opinione pubblica a un'operazione che potrebbe durare «diversi mesi», come ha ammesso l'ex capo di Stato maggiore Aviv Kochavi. Che ha anche ammonito come dopo non ci sarà altra scelta che «occuparsi anche di Hezbollah». Previsione condivisa da un altro analista militare, Mohanad Hage Ali.
Il Partito di Dio libanese ha percorso finora una fune stretta, ma con la solita abilità del leader Hassan Nasrallah. Non può stare con le mani in mano di fronte alla demolizione di uno dei pilastri dell'asse della resistenza, per quanto sunnita e non di diretta figliazione iraniana. Ma cerca in ogni modo un confronto aperto con Tsahal, che porterebbe all'invasione del Libano del Sud. […] L'ipotesi di una nuova Nakba, la cacciata dei palestinesi come nel 1948, non è più un tabù. Il falco del Likud Avi Dichter lo ha detto ieri per la prima volta apertamente: «Non si può combattere con i civili in mezzo ai tank, finirà con una Nakba 2023». Un avvertimento anche ad Hezbollah.