Estratto dell’articolo di Alessandra Ziniti per “la Repubblica”
naufragio di migranti a steccato di cutro, crotone 1
«Abbiamo tirato fuori dall’acqua persone vive e tanti morti, tutti quelli che potevamo, ma eravamo soli su quella spiaggia, al buio, tra le urla. I soccorsi sono arrivati almeno mezz’ora dopo, anche se alle 4.30, quando ho chiamato, la Guardia costiera sapeva già». Guardia costiera e Guardia di finanza sapevano da sei ore di quel caicco in difficoltà avvistato dall’aereo Eagle 1 di Frontex, ma i soccorsi in mare non sono mai partiti e anche quelli a terra non c’erano proprio.
La testimonianza del pescatore Ivan Paone ieri nell’aula del tribunale e il drammatico video del suo telefonino depositato su richiesta degli avvocati Barbara Ventura e Francesco Verri confermano la tesi della Procura guidata da Giuseppe Capoccia che, a un anno dal naufragio, è pronta a chiedere il processo per sei tra ufficiali e sottufficiali di Guardia di finanza e Guardia costiera.
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Omissione di soccorso e disastro colposo le ipotesi di reato che nelle prossime settimane saranno formulate con diversi livelli di responsabilità, che potrebbero portare a condanne fino a 12 anni di carcere.
«Quel caicco, che non poteva che essere una barca di migranti, come peraltro subito scritto nel giornale di bordo compilato a mano da chi era in sala operativa, con quelle condizioni meteo andava intercettato al largo, in sicurezza, come, dopo la tragedia, hanno sempre fatto. I protocolli di intervento dopo Cutro sono stati modificati», spiegano fonti inquirenti qualificate.
due superstiti del naufragio di cutro accusati di essere scafisti
Dopo quasi un anno di indagini coordinate dal sostituto procuratore Pasquale Festa, i magistrati della Procura di Crotone si sono convinti che la notte tra il 25 e il 26 febbraio del 2023 nelle sale operative della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto, in una triangolazione tra Pratica di Mare, Reggio Calabria e Vibo Valentia, le cose non andarono come avrebbero dovuto e la segnalazione inviata alle 23.03 da Frontex fu sottovalutata.
Nessun ordine dall’alto, nessuna volontà politica di abbandonare al suo destino quel caicco che sembrava navigare regolarmente, ma sicuramente una sottovalutazione — a livello operativo — dei rischi cui poteva andare incontro una barca come quella in condizioni meteo in netto peggioramento, osservano i magistrati.
Per la chiusura dell’inchiesta si attende solo il deposito della consulenza dell’ammiraglio Salvatore Carannante che, dopo aver ricostruito rotta e velocità del caicco, peraltro non del tutto corrispondenti alle indicazioni fornite dall’aereo di Frontex, deve adesso rispondere a quesiti specifici sulle condizioni meteo e sull’orografia dei luoghi.
naufragio di migranti a steccato di cutro, crotone 4
In sostanza, la Procura di Crotone vuole sapere se chi era in sala operativa quella notte, aveva tutti gli elementi per valutare i rischi che correva quel caicco e se quelle cento vite avrebbero potuto essere salvate con un intervento tempestivo quando l’imbarcazione era ancora al largo dove naturalmente la potenza delle onde alte due metri era meno pericolosa rispetto a un fondale basso come quello di Cutro.
[…] E poi le strane anomalie nel giornale di bordo e la misteriosa scomparsa di registrazioni di telefonate dal server della Finanza. Che hanno costretto la Procura a sequestrare pc e telefonini personali degli indagati per accertare la verità.
ELICOTTERO DELLA GUARDIA COSTIERA il naufragio del barcone di migranti a canneto di cutro visto dall'alto cadaveri di migranti morti nel naufragio a steccato di cutro, crotone sacerdote davanti alle salme del naufragio di migranti a steccato di cutro, crotone naufragio di migranti a steccato di cutro, crotone Gun Ufuk - presunto scafista del caicco di Cutro