Francesco Sanfilippo per www.corriere.it
omicidio suicidio a vanzaghello 2
Gli spari, più d’uno, vengono sentiti da una vicina di casa che sta spazzando il cortile. S’affaccia, cerca di capire da dove provengano le detonazioni. Sente in lontananza anche qualcuno che parla, ma non riesce a distinguere nulla. Sono parole che resteranno per sempre un mistero.
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Le pronuncia Daniela Randazzo, avvolta da una vestaglia nera, che pochi secondi dopo l’ultimo sparo vola dal balcone e finisce nel cortile. Ha 57 anni, vive a Busto Arsizio e lavora come segretaria in una scuola.
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È suo il primo corpo che viene trovato dai soccorritori nella corte di via Arno 2 a Vanzaghello, estrema provincia di Milano al confine con Varese. Di fianco al corpo c’è anche una pistola.
È un revolver e pare abbia ancora proiettili nel tamburo. Con quell’arma la 57enne si sarebbe sparata forse più volte nel tentativo di togliersi la vita, poi una volta persi i sensi è precipitata dal balcone del secondo piano.
franco deidda e daniela randazzo
Cosa è successo in via Arno a Vanzaghello
Sembra un suicidio. Ma nel cortile nessuno conosce quella donna avvolta in una vestaglia nera. Perché si trovi lì, i carabinieri di Castano Primo e Legnano lo scoprono solo quando salgono nell’appartamento che si trova proprio sopra al punto d’impatto.
In camera da letto c’è il cadavere del padrone di casa. Si chiama Franco Deidda, ha 62 anni, è originario di Recco in provincia di Genova, un matrimonio alle spalle e lavora come agente di commercio. Da sempre però ha una passione per il tiro e il poligono.
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Il corpo è sul letto, i piedi incrociati, sembra dormire. Accanto tutto è in ordine: il cellulare sotto carica, i cassetti chiusi. Ma ha un foro di proiettile alla testa, all’altezza della tempia. Un colpo sparato probabilmente nel sonno, senza che neppure se ne accorgesse.
Franco Deidda e Daniela Randazzo
A impugnare l’arma, secondo i primi accertamenti dei carabinieri e della procura di Busto Arsizio, sarebbe stata proprio Daniela randazzo, prima di togliersi la vita con la stessa pistola.
Il revolver, infatti, fa parte della collezione di armi di Deidda, che gli investigatori trovano regolarmente conservata in casa. La donna, dopo il delitto, avrebbe cercato di spararsi più di un colpo. Infine quello letale e la caduta dal balcone con ancora l’arma tra le mani. Gli inquirenti stanno ricostruendo le ultime ore di vita delle vittime.
I vicini di casa hanno raccontato di non aver mai visto prima la donna e anche di Deidda sapevano poco o niente visto che si era trasferito lì da meno di un anno. I carabinieri del Reparto operativo di Milano, guidati dal colonnello Michele Miulli, e i colleghi della compagnia di Legnano, diretti dal maggiore Alfonso Falcucci, hanno interrogato parenti e amici delle vittime.
La relazione e l’analisi dei telefoni
I due si conoscevano, e forse avevano una relazione. Decisiva sarà l’analisi dei telefoni delle vittime che potranno spiegare quando e perché la donna è arrivata in via Arno.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti è possibile che Daniela Randazzo, che evidentemente conosceva il luogo in cui Deidda teneva le armi, si sia impossessata della pistola mentre l’uomo riposava. Poi una volta ucciso con un colpo sparato da vicino la decisione di farla finita.