Estratto dell’articolo di Pierpaolo Lio per “Il Corriere della Sera – ed. Milano”
Nessun documento d’identità, ma una discreta sfilza di alias. In tasca, nemmeno un cellulare. E non risulterebbero utenze a lui intestate. Irregolare in Italia. Non avrebbe precedenti penali, ma le molteplici identità rendono più complesso accertarlo. Nessun posto dove dormire regolarmente a Milano, anche se avrebbe sostenuto di abitare dalle parti di piazzale Cuoco.
Di certo c’è che solo due mesi fa, il 9 febbraio, era stato fotosegnalato oltre confine, in Slovenia. Fadil M., marocchino 26enne, accusato di violenza sessuale aggravata, è uno dei tanti «fantasmi» che gravitano giorno e notte attorno alla stazione Centrale. E da quel «magnete» per sbandati e disperati non s’è allontanato nemmeno dopo l’allarme lanciato dalla sua vittima.
Gli agenti della Polfer, coordinati dal pm Alessia Menegazzo e dall’aggiunto Letizia Mannella, dopo aver raccolto la denuncia della vittima e aver visionato i filmati dei sistemi di videosorveglianza dello scalo ferroviario, alcune ore dopo, lo rintracciano sdraiato sull’aiuola semicircolare di fronte alla stazione, che dà verso via Vittor Pisani.
ASCENSORE DELLA STAZIONE CENTRALE DI MILANO
Indosso ha ancora gli stessi vestiti (un cappellino da baseball rosso e nero con una scritta, blue jeans strappati, una vistosa t-shirt blu con disegni bianchi di fiori e palme) catturati all’alba dalle telecamere che hanno documentato parte dell’aggressione e degli abusi a cui aveva costretto una connazionale 36enne, di passaggio in città, in attesa di prendere un treno con destinazione Parigi.
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Nella notte tra mercoledì e giovedì, Fadil aveva «intercettato» la sua vittima a ridosso dei giardinetti di piazza Luigi di Savoia, sul fianco della stazione. È qua che incrocia per la prima volta la donna. Sono passate le 2. I due chiacchierano sulle comuni origini. Poi lui si fa aggressivo. È l’inizio degli abusi. […]
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