Maria Francesca Troisi per www.mowmag.com
Estate, tempo di concerti e di stadi, dai Måneskin a Vasco. E non ci sembra mica vero, dopo due anni e più di clausura, di tornare a cantare a squarciagola in spazi aperti e pure tutti azzeccati.
E “pazienza” se creperemo perché ci tolgono l'acqua, per rivendere le bottigliette dentro, e a prezzo maggiorato. Ma per una prima fila a San Siro o all'Olimpico, si fa questo e altro, accampandosi fuori fin dalle prime luci dell'alba (del giorno prima, è chiaro).
E quindi è un continuo di live su live, in ogni salsa possibile e immaginabile. E anche di cantanti, che a onor del vero, non avresti mai pensato potessero calcare il tappeto verde di un campo di calcio.
Come se fosse un'associazione scontata, garantire a chiunque abbia infilato un pezzo in classifica, la possibilità di cantare in uno stadio, davanti a qualche migliaio di appassionati (veri o "edulcorati"?).
E se alcune "star" non hanno problemi a fare sold out su sold out, c'è anche chi arranca, magari perché è passato di moda, o non è abbastanza risonante.
E così, anche Marco Molendini, tra i più accreditati critici musicali (nonché colonna storica de "Il Messaggero") si insinua a gamba tesa sulla faccenda, con un post sibillino a favor di social: "La regola del pop: se non fai gli stadi non sei nessuno". Per cui l'abbiamo contattato, assicurandoci il suo punto di vista sulla liason cantanti - stadi. E da Ultimo alla Amoroso... si salvi chi può! (Inclusi i Måneskin!)
“Se non fai gli stadi non sei nessuno”, scrive. Si spieghi meglio.
Da qualche anno vige questa regola. E fare gli stadi è diventato un biglietto da visita. Infatti, chi è in grado di raccogliere un pubblico così importante vede crescere il suo status, e il suo nome acquista valore.
Alla fine diventa come un obbligo, e se non hai un pubblico reale per riempire, qualche escamotage si trova comunque. Insomma, non è affatto detto che siano tutti realmente capaci di raccogliere 50/60 mila spettatori.
Escamotage di che tipo? E include anche i nomi che ha messo in fila? (Cremonini, Mengoni, Ultimo…)
No, li ho citati casualmente, anzi forse sono tra i pochi che riempiono veramente. Ma come non ricordare il caso dei Modà di qualche anno fa, protagonisti di un picco di successo improvviso, e grazie esclusivamente a Rtl. E fecero subito gli stadi, senza simili precedenti.
Da allora il meccanismo di riproduzione del percorso non si mai arrestato. E così, l’artista che viene lanciato da radio e discografici, viene improvvisamente portato a fare il gladiatore nello stadio. Ma bisognerebbe verificare quanti biglietti si vendono, e quanti sono regalati.
Quindi si “gonfiano” i sold out…
Certo. Una volta gli stadi erano solo per i grandi artisti. Ed è giusto così, con tutta la voglia possibile di ritrovarsi, dopo oltre due anni di clausura, gli stadi non possono essere per tutti. Quest’estate, invece, c’è un eccesso impressionante. Basta una canzone in classifica, e regalano gli stadi…
Sa che su tik tok, specialmente, era in atto una vera e propria corsa a rivendere i biglietti di Ultimo? Come se lo spiega?
Lui paga di sfortuna. Infatti, nel suo momento di crescita maggiore, siamo stati attaccati dal Covid. E chiaramente la condizione è cambiata, rispetto all’estate del 2020, considerando la concorrenza di colleghi che nel frattempo sono diventati più appetibili.
Ma la Amoroso riempie San Siro come i Rolling Stones?
Questa è una bella domanda. Riempie? Come, non lo so. Con tutta la simpatia possibile, non è una cantante che può mettere insieme il pubblico di uno stadio. Se non con biglietti regalati o dimezzati. Insomma, non tutti i nomi sono rilevanti allo stesso modo. Alla fine è un’esagerazione che illude lo stesso artista.
E intanto spopola la polemica sulla mancanza d’acqua durante i live. Una storia che resiste da decenni, provocando malori, visto il caldo. La soluzione qual è, rivedere l’organizzazione?
Direi di sì, la mancanza d’acqua, e col caldo d’estate, specie per i ragazzi che sono in fila da ore, è inconcepibile.
damiano dei maneskin in mutande al festival pinkpop
E poi è un controsenso, buttare le bottigliette d’acqua (non solo i tappi!) prima di entrare, e rivenderle dentro a prezzi esorbitanti (oltre 3 euro per mezzo litro).
E certo, mica è sicurezza, è guadagno.
Come mai da Vasco tutto filo liscio?
Dipende sempre dall’organizzazione, dal suo staff e dalle loro disposizioni.
Intanto i Måneskin hanno suonato allo Stadio Teghil (Lignano Sabbiadoro). Quindi sono pronti per un vero tour negli stadi?
Sicuramente funzionano, ma il loro successo è gonfiato oltremisura. In fondo vanno avanti grazie a una cover. Per cui bisogna vedere nel tempo, se reggeranno ancora. Più che altro, è bravo lo staff che lavora al prodotto.