Stefano Montefiori per il Corriere della Sera
Meno si fuma nella vita reale, più le sigarette guadagnano spazio nei film. Il tabacco è sempre stato protagonista al cinema, in particolare a Hollywood: impossibile immaginare Humphrey Bogart, Lauren Bacall, Audrey Hepburn o Marlon Brando senza sigaretta.
Nella celebre scena di Sharon Stone in "Basic Istinct", ben prima di accavallare le gambe Catherine sfida i poliziotti che la interrogano tirando fuori pacchetto e accendino. «In questo edificio è vietato fumare», la avverte l'investigatore. «E cosa pensa di fare, processarmi perché fumo?», risponde lei, accendendosi la sigaretta.
Anche nel cinema francese il tabacco è fondamentale: dalla "Grande Illusione" di Jean Renoir (1937) alla nouvelle vague con tante immagini di Brigitte Bardot, Jean-Paul Belmondo o Jeanne Moreau per sempre legate alla sigaretta.
Anni fa però il tabacco era una presenza normale e quotidiana, persino in aereo, mentre oggi fumare è vietato quasi ovunque, e chi compra un pacchetto di sigarette deve posare lo sguardo su fotografie che gli promettono le peggiori malattie. Com'è possibile allora che i film francesi continuino a essere pieni di gente che fuma, come se fosse un comportamento banale?
Lo chiede la Lega contro il cancro, che alla vigilia della giornata mondiale senza tabacco (31 maggio) pubblica i risultati di un'indagine su oltre 150 film francesi usciti tra il 2015 e il 2019. «Il 90,7% di questi film comprendono almeno un evento, un oggetto o un discorso che hanno a che fare con il tabacco: persone che fumano, presenza di portacenere, dialoghi che parlano delle sigarette», si legge nel rapporto. La presenza del tabacco è in aumento: nello studio precedente, che risale al 2017, le sigarette erano presenti solo nel 70% dei film.
Il tabacco è protagonista in media per 2,6 minuti all'interno di ogni film, «il che equivale più o meno a sei spot pubblicitari», segnala la Lega contro il cancro. Negli ultimi anni il film francese con più fumo - 17 minuti - è stato "J'accuse" di Roman Polanski, che però è ambientato nell'Ottocento quando tutti o quasi fumavano. Ci sono però ben 6 minuti di sigarette anche in "Grandi bugie tra amici" di Guillaume Canet con Marion Cotillard.
Secondo la Lega anticancro, «si assiste nei film a un forte aumento di fumatori in caffè, ristoranti, discoteche o sul luogo di lavoro», cosa che nella vita reale è impossibile. Lo studio sul fumo al cinema è l'ultimo atto da presidente della Lega del professor Axel Kahn, 76 anni, celebre medico francese che pochi giorni fa ha annunciato di essere malato di cancro e in fin di vita, con una commovente lettera d'addio in cui si dice sereno, «senza ansia, angoscia o speranza».
A proposito delle sigarette nei film, il professor Kahn denuncia le campagne aggressive e insidiose dell'industria del tabacco «che non esita a dare finanziamenti per vedere i propri prodotti pubblicizzati sullo schermo, in modo più o meno diretto». Una forma di pubblicità occulta presa in esame già nel 2017 dall'allora ministra della Sanità Agnès Buzyn, che poi rinunciò a prendere provvedimenti.
La Lega anti-cancro chiede che lo Stato tolga i finanziamenti ai film che promuovono il tabagismo. Ma «i film non sono fatti per educare il pubblico, lasciate il cinema in pace», dice il regista e attore Mathieu Kassovitz, protagonista della serie "Le Bureau", che preferisce difendere la libertà artistica.
La questione è complessa anche perché non sempre la sigaretta sullo schermo significa product placement. Secondo Adrien Gombeaud, autore del saggio "Tabac et cinéma, histoire d' un mythe", «il fumo permette di dare vita all'immagine, di inserire movimento in piani fissi. L'effetto è molto bello, perché il fumo è una forma cangiante, e il cinema è questo: immagine in movimento. Poi, la sigaretta permette di dare sostanza al respiro dell'attore, gli dà una presenza straordinaria e incomparabile».
Il successo della sigaretta sugli schermi potrebbe giustificarsi oggi non tanto come segno di realismo, ma come atto di trasgressione ed evasione. Il cinema nella sua antica funzione di fabbrica dei sogni: dall'inseguimento di auto sulla Luna in "Ad Astra", all'immagine ormai altrettanto fantastica di amici che fumano in un ristorante, alla fine di una cena.