Estratto dell’articolo di Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera”
Venerdì sono piovuti su Zaporizhzhia 20 ordigni russi. Alcuni erano missili S300, altri droni iraniani shahid. Nello stesso giorno, 120 chilometri a sud, a Melitopol, nel territorio occupato dalle forze di Mosca sin dai primi giorni dell’invasione, ci sono state 9 esplosioni. L’Ucraina non ha rivendicato, ma pare il lavoro di suoi infiltrati con droni o forse anche mortai.
Ucraini fermano russi a Melitopol
[…] Liberare Melitopol. Da mesi è il sogno neppure troppo segreto di tanti ucraini. Significherebbe arrivare di nuovo sul Mare d’Azov, mettere sotto tiro sia la Crimea sia Mariupol, ma soprattutto tagliare il «ponte terrestre» tra la Russia e tutte le sue truppe ad ovest, in Crimea e nella provincia di Kherson. Il comandante in capo delle Forze Armate di Kiev, generale Zaluzhny, si accontenterebbe anche di fermarsi fuori dalla città. «Basta avanzare di 80 chilometri a sud di Zaporizhzhya — ha dichiarato all’ Economist — per mettere sotto il tiro dei missili Himars le linee di rifornimento russe. Le loro truppe in Crimea e Kherson rimarrebbero isolate e in qualche mese dovrebbero capitolare».
Ucraini fermano russi a Melitopol 2
Sarebbe la vittoria o comunque l’obbligo per Putin a negoziare. […] «È stato un errore non prendere Melitopol quest’estate — argomenta l’ex colonnello ucraino Roman Svitan —. Quando sono arrivati gli Himars, il Comando ha scelto di liberare Kherson, ma ha dato 4 mesi ai russi per fortificare le difese».
In effetti, sembra che sul fronte di Zaporizhzhia sia schierato uno dei (due) migliori reparti a disposizione del Cremlino. Trentamila uomini minimo. «Hanno scavato chilometri di trincee, steso filo spinato e blocchi anti carro», conferma la presidente Zhuk. Il villaggio di Mikhailovka è diventato una base per 1.500 mercenari della Wagner e tutta Melitopol è sostanzialmente diventata una guarnigione militare. Approfittano del fatto che due case su tre sono state abbandonate.
BASE RUSSA A MELITOPOL CENTRATA DAGLI UCRAINI
«La controffensiva dell’autunno che ci ha permesso di liberare Kharkiv e Kherson è stata un capolavoro di comunicazione — sostiene Oleksii Hodzenko, consigliere del ministero della Difesa di Kiev —. I russi ci aspettavano da una parte e noi abbiamo colpito dall’altra. Ora sarà più difficile sorprenderli perché con i nuovi coscritti hanno fatto densità lungo tutti gli 800 chilometri di fronte. Per questo servono armi diverse. Adesso dobbiamo resistere alle 300 mila reclute, ma appena avremo le nuove armi, le cose cambieranno. Primavera, resistiamo sino a primavera, poi le cose cambieranno».