Anna Guaita per www.ilmattino.it
Piccoli passi verso un nuovo accordo. A tre anni dalla decisione di Donald Trump di abbandonare l’accordo internazionale sul nucleare iraniano, il Joint Comprehensive Plan of Action, ieri Usa e Iran hanno ricominciato a parlarne, ma per interposta persona.
ali khamenei nel suo ufficio con un ritratto di khomeini
I negoziatori dei due Paesi si sono incontrati separatamente a Vienna con i diplomatici di Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia e Cina. A fare da mediatore è stata l’Unione Europea, attraverso il vicepresidente del Servizio Europeo Azioni Esterne, Enrique Mora. Ed è stato proprio quest’ultimo a dare un’immediata valutazione positiva alla fine del primo giorno di trattative: «L’incontro è stato costruttivo» ha assicurato Mora che ha anche aggiunto che c’è «unità e ambizione» sullo sforzo diplomatico di «attuare l’accordo sul nucleare e la fine delle sanzioni».
IRAN - ROHANI E L ARRICCHIMENTO DELL URANIO
IL NEGOZIATORE RUSSO
Anche il capo negoziatore russo, Mikhail Ulyanov, ha reagito positivamente, e se ha ammonito che «il ripristino del Joint Comprehensive Plan of Action non avverrà immediatamente», ha però assicurato che « è stato avviato un lavoro pratico per raggiungere questo obiettivo».
khamenei parla del coronavirus con i guanti
Nella capitale austriaca, dove le delegazioni Usa e iraniana sono scese in alberghi diversi per evitare incontri faccia a faccia anche fortuiti, sono stati aperti due tavoli di negoziati ai quali si discutono i due temi centrali, da un canto la cancellazione delle sanzioni imposte da Donald Trump sull’Iran dopo aver abbandonato il Jcpoa, e dall’altro il ritorno dell’Iran a un arricchimento dell’uranio sotto la soglia prevista dall’accordo, e superata ripetutamente dopo la mossa di Trump. Il negoziato non sarà facile, perché nessuno dei due Paesi è pronto a fare il primo passo.
La squadra internazionale che fa da arbitro nella discussione sta infatti cercando di organizzare una contemporaneità delle azioni, in modo che nessuno ceda per primo, ma tutti e due cedano simultaneamente. Si immagina il sollevamento di alcune sanzioni americane nello stesso momento in cui l’Iran annunci di tornare ad arricchire l’uranio solo al 3,67% e riapra le sue centrifughe al pieno controllo degli ispettori dell’Agenzia Atomica delle Nazioni Unite.
Il Jcpoa ha un solo scopo: impedire che l’Iran sviluppi una bomba nucleare, cosa che Teheran nega da sempre di voler fare, sostenendo di volere arricchire uranio solo per garantirsi l’energia nucleare a scopi civili.
Inoltre, a detta degli stessi ispettori dell’Agenzia Atomica, pur avendo aumentato l’uranio arricchito, l’Iran è lungi dall’avere prodotto le scorte che aveva accumulato prima della stipulazione dell’accordo nel 2015, che infatti ne prevedeva il trasferimento e la distruzione. Finora sappiamo che Joe Biden è interessato a ripristinare l’accordo, ma con l’intenzione di usarlo come trampolino per affrontare due temi caldi che nel 2015 non furono affrontati, e cioè la produzione di missili balistici da parte di Teheran e il suo intromettersi, spesso con azioni destabilizzanti, nella politica e nelle guerre del Medio Oriente, in particolare in Siria.
LE ELEZIONI
Gli iraniani non hanno però nessuna intenzione di negoziare su altro. E anzi un diplomatico che gli americani conoscono bene, il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif, veterano dei negoziati, ha ammonito che sarebbe bene concentrarsi e affrettarsi, poiché le elezioni presidenziali in Iran il prossimo 18 giugno potrebbero portare al potere politici che non vogliono negoziare. Lo stesso presidente, il pragmatico Hassan Rouhani, ha espresso il timore che le forze più reazionarie faranno di tutto per tardare il raggiungimento dell’accordo.
Per l’appunto, proprio ieri, nello stesso giorno in cui si ricominciava a parlare di ridurre l’arricchimento dell’uranio, l’Iran ha inaugurato una nuova centrifuga che sarebbe in grado di arricchirlo a una velocità 50 volte maggiore di quel che concederebbe l’accordo. Non è un mistero che il corpo dei Guardiani della Rivoluzione, contrario al moderato Rouhani, sarebbe legato a doppio filo con il programma nucleare, e ostile a ogni accordo con «il Satana americano».
putin xi rohani ayatollah ali khamenei