Valeria Di Corrado e Camilla Mozzetti (con la collaborazione di Elena Ceravolo) per il Messaggero – Estratti
Un testimone avrebbe visto qualcuno gettare una sigaretta da uno dei balconi dei reparti che affacciano sul cortile interno dell'ospedale di Tivoli poco prima che iniziassero a divampare le fiamme dalla montagnola di rifiuti accatastati alla rinfusa lì sotto. Per questo motivo gli inquirenti hanno indirizzato, sin dal principio, le indagini in questa direzione e hanno scartato con una certa sicurezza l'ipotesi del dolo nel rogo che venerdì notte ha costretto i vigili del fuoco e la polizia all'evacuazione dell'intero nosocomio e ha causato la morte di tre pazienti.
D'altronde sembra essere l'unica pista percorribile quella della cicca come innesco dell'incendio, dal momento in cui le immagini delle tre telecamere di sorveglianza presenti sul muro esterno del San Giovanni Evangelista e direzionate sul cumulo di rifiuti (ospedalieri e urbani) non registrano la presenza di anima viva, né il lancio di un oggetto dall'esterno.
LE TELECAMERE Gli occhi elettronici, al buio, difficilmente avrebbero potuto notare la caduta di un mozzicone da uno dei piani della struttura, ma l'occhio umano e altre immagini, riprese da altre visuali, possono aver cristallizzato l'origine delle fiamme. Ovviamente chi ha gettato nel cortile la sigaretta non spenta, che, forse anche grazie al forte vento di quella sera, potrebbe aver innescato il rogo, non rischia di incorrere in alcuna responsabilità penale; al massimo potrà essere accusato di inciviltà.
Diverso invece è il discorso per i responsabili del conferimento, dello stoccaggio e della raccolta dei rifiuti accumulati, in un pericoloso mix, a ridosso delle pareti esterne dell'ospedale di Tivoli. Di sicuro, infatti, non ci sarebbe dovuta essere quella montagna di immondizia (che probabilmente non era stata ritirata secondo il cronoprogramma stabilito), i cartoni non avrebbero dovuto essere impilati vicino agli scarti ospedalieri altamente infiammabili e questi ultimi non avrebbero dovuto essere lasciati all'aperto, ma stoccati nel container (che però era strapieno). Per questo motivo rischiano di finire sul registro degli indagati della Procura di Tivoli - che procede contro ignoti per incendio colposo e plurimo omicidio colposo - i responsabili delle ditte addette alla gestione del ciclo dei rifiuti dell'ospedale.
Sotto il faro degli inquirenti ci sono anche tutti coloro che avevano in carico il piano di sicurezza e di evacuazione: dai vertici sanitari del San Giovanni Evangelista a quelli della Asl. «L'erogazione dei gas medicali ha continuato a funzionare grazie ai gruppi di continuità. Il piano di evacuazione esiste, le squadre antincendio c'erano: l'impianto era costantemente in manutenzione ed era stato revisionato, così come le porte tagliafuoco», ha precisato l'altro ieri Giorgio Giulio Santonocito, direttore generale della Asl Roma 5, indagato dalla Procura capitolina (insieme ad altri sette suoi omologhi) per falso in relazione ai bilanci di alcune aziende sanitarie laziali.
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