Giulia Masoero Regis per “Live - La Repubblica”
Una dieta detox. Capace di spazzare via le tossine , magari quelle accumulate con gli happy hour agostani, con le pizzate o le grigliate sul mare. Quante volte ne abbiamo sentito decantare le lodi? Amici, conoscenti, e anche medici: tutti a magnificarne gli effetti. Detox è ormai un brand, diventato tendenza sette anni fa quando Kate Moss si ritirò una settimana a Bodrum, in Turchia, per disintossicarsi dalla sua vita sregolata di ex top model, fatta di fumo, alcol e mondanità.
E diffuso oggi oltre ogni suo reale beneficio a chi vuole credere a un regime alimentare rigoroso, composto da verdure per lo più crude, bevande vegetali, frutta, acque aromatizzate. Alcune diete detox propongono anche l'utilizzo di erbe e integratori che hanno il compito di drenare, sgonfiare e depurare intestino e fegato.
Sotto l'occhio perplesso della comunità scientifica. «Abbiamo già due organi, il fegato e i reni, impegnati efficacemente nell'eliminazione di scorie e tossine dall'organismo attraverso l'urina: una dieta cosiddetta detox non aumenta la loro capacità di farlo», puntualizza Giuseppe Rovera, coordinatore scientifico del Centro per i disturbi alimentari del Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro - Gruppo San Donato: «Di certo si cala di peso, perché è ciò che accade in tutte le diete ipocaloriche, ma è un dimagrimento limitato, perché si perdono liquidi e massa muscolare. Non appena si ricomincia a mangiare normalmente, i chili tornano tutti».
Il fatto è che i pochi studi condotti sul tema non hanno evidenziato differenze significative tra gli effetti di una dieta detox basata su limone e zenzero e una normale dieta ipocalorica. Male non fa a patto che venga seguita solo per un breve periodo - ma promette benefici che non può mantenere. Tant'è che, specifica Alessandro Colletti, del dipartimento di Scienze e tecnologie del farmaco dell'Università degli Studi di Torino: «Il modello detox non è mai stato convalidato dalla comunità scientifica, come invece è avvenuto con altri regimi alimentari, come quello mediterraneo».
Alle stesse conclusioni è arrivata una recente revisione fatta dagli studiosi della Mayo Clinic di Rochester (USA) che, legittimamente, si sono chiesti come mai, se di benefici scientifici non se ne sono mai visti, le persone dopo un periodo di disintossicazione alimentare dichiarano di sentirsi meglio. In parte, scrivono i ricercatori, potrebbe accadere perché per qualche giorno hanno rinunciato ad alimenti trasformati e calorici, ricchi di grassi saturi e zuccheri aggiunti. In parte, aggiunge Rovera, c’è la seduzione della promessa di purificazione e redenzione di questi programmi alimentari, oltre che la soddisfazione psicologica nel portarli a termine.
«La rigidità imposta è sfidante e chi riesce a seguirla si sente forte - commenta l'esperto -ma onestamente penso sia più arduo seguire con costanza un regime alimentare sano, piuttosto che sacrificarsi in modo estremo solo per qualche giorno». I sostenitori delle diete detox affermano che la maggior parte degli alimenti che si mangiano normalmente contiene sostanze nocive per la salute, soprattutto pesticidi, inquinanti, additivi, metalli pesanti, e che una serie di pasti a base di frutta, verdura e beveroni vegetali sia il metodo per scacciarle dall'organismo.
«Ma se in vacanza ho semplicemente esagerato con cibo e drink, ha poco senso passare una settimana a bere succhi e tisane: non c'è nulla da cui realmente disintossicarsi e soprattutto non si ottengono effetti diversi da quelli che si avrebbero seguendo una dieta, sana e bilanciata. Le tossine di cui si parla sono un concetto generico che manca di riscontro reale. Piuttosto, ha senso volersi disintossicare da sostanze specifiche di cui spesso si abusa e che possono creare dipendenza, come teina, caffeina o etanolo. Ma in questi casi basta evitare le bevande citate» puntualizza Rovera.
Invece, i programmi detox rivendicano un'attività disintossicante su tutto l'organismo, ma quest'attività non esiste. Come sottolinea Colletti, «esistono sostanze contenute in piante e alimenti dall'azione cosiddetta depurativa, ma per ottenerla è importante conoscere l'effetto di specifici principi attivi su un determinato organo o tessuto e l'affinità che queste sostanze, in integratore o nutraceutico, hanno con l'organo che vogliamo "depurare".
Raramente una bevanda a base di diversi estratti vegetali è in grado di essere così specifica ed efficace». Qui a destra, diamo un elenco di que-ste sostanze, ma prima di usarle bisogna sempre chiedere aiuto a un medico, a un fitoterapista o a un farmacista. Ma quello che affascina è l'idea della purifica-zione, che si propone anche in chiave fitness, quando si dice che sudando si eliminano le tossine. Davvero? «Il sudore è composto quasi esclusivamente da acqua e il nostro organismo suda per regolare la temperatura interna, non per fare pulizia», spiega Michelangelo Giampietro, nutrizionista e medico dello sport: «Altre so-stanze presenti nel sudore possono essere i sali minerali, come il sodio, ma sulla presenza di so-stanze tossiche non c'è alcuna evidenza scienti-fica». Più si fatica, più la sudorazione è mineralizzata.
Come precisa Daniela Lucini, responsabile di medicina dell'esercizio e patologie funzionali di Humanitas e docente dell'Università degli Studi di Milano, insieme all'acqua del sudore si perdono sali minerali solo se la sudata è importante: «Ad esempio quella dell'atleta dopo una lunga corsa oppure quella che facciamo dopo una camminata impegnativa e di diverse ore in montagna».
Non è il caso, insomma, delle goccioline perlate sulla fronte a seguito di una passeggiata sulla spiaggia o quando fa caldo in città. E anche il fatto che il sudore ogni tanto possa essere di cattivo odore, non significa che stiamo eliminando sostanze nocive. «L'alimentazione - specifica l'esperta - non ha pratica-mente influenza sulla sudorazione, che è legata a fattori ormonali, di sesso ed etnia».
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