Franca Giansoldati per “il Messaggero”
GEORGE PELL PAPA FRANCESCO BERGOGLIO
Sbattuto nella cella di un penitenziario per abusi. A nessuno di così alto in grado nel governo della Chiesa era ancora toccata questa sorte. La misura di quanto in Vaticano tutti siano rimasti spiazzati, disorientati, senza fiato davanti all' inaspettato arresto del cardinale George Pell la offre il quotidiano della Santa Sede che ha praticamente censurato la clamorosa notizia. Sulla prima pagina dell'Osservatore non c'era nemmeno un trafiletto, bisognava andare in seconda pagina per trovare dieci righe, quasi nascoste.
Segno di una forte presa di distanza e tanto disagio. Ieri mattina il Papa ha fatto l'udienza generale come ogni mercoledì, inaugurando la bella stagione con un giro sulla jeep in compagnia di alcuni bambini che si sono seduti accanto a lui a salutare la gente. Non è arrivato nessun commento sulla vicenda giudiziaria relativa all'ex zar dell'economia condannato per abusi sui minori. Solo più tardi, pressato dalle domande che arrivavano da tutto il mondo, il portavoce Gisotti informava che il cardinale Pell non era più prefetto della Segreteria dell' Economia.
Era stato defenestrato in quattro e quatt'otto, saltando tutti i passaggi istituzionali previsti in uno Stato. Pell prima di partire per l'Australia e mettersi a disposizione della giustizia nel suo Paese si era autosospeso ma il suo nome figurava sull'Annuario Pontificio come Prefetto della Segreteria per l'Economia. Gisotti, sempre ieri, ha anche annunciato che il Vaticano avvierà un processo canonico: «la Congregazione per la Dottrina della Fede si occuperà del caso nei modi e con i tempi stabiliti dalla normativa canonica».
Intanto, da ieri sera, Pell è rinchiuso nel penitenziario di Melbourne, dove resterà fino al 13 marzo in attesa della sentenza. A dicembre quando si era espressa negativamente la corte del primo processo in corso, composta da 12 giudici di estrazione popolare - aveva ottenuto la libertà su cauzione poiché si doveva sottoporre ad un piccolo intervento al ginocchio. Le autorità australiane hanno però cambiato idea e così l'unica via che si palesava davanti era la prigione.
Come tutti i detenuti Pell ha ricevuto all'ingresso del carcere una serie di istruzioni, sottoponendosi ai controlli di rito. Gli è stato permesso portare dentro 6 libri, 6 riviste, un paio di scarpe, un pigiama, calzini con l'unica eccezione di tenersi l'abito da ecclesiastico che indosserà il giorno che dovrà comparire in aula, tra due settimane. Pell ha anche compilato un foglio con i nomi di chi potrà fargli visita in questi giorni e una lista di telefonate autorizzate.
L'avvocato che lo assiste, Robert Richter ha riferito che il suo assistito appare «sereno», aggiungendo che il verdetto emesso dalla prima corte è «irragionevole». Scaricato anche da Papa Francesco a Pell non resta che sperare in un ribaltamento in appello. Il direttore del carcere gli ha dovuto assegnare una cella isolata per evitare che il codice inflessibile che vige tra i detenuti contro i pedofili possa determinare eventuali azioni violenze contro di lui.
In Vaticano c'è chi si chiede perché Pell non sia stato processato in Vaticano, cosa che magari lo avrebbe portato in cella ma all' interno del piccolo stato pontificio, come è stato fatto anche per un altro prelato. Monsignor Capella è stato arrestato l'anno scorso per il reato di pedopornografia dopo che su di lui c'era un mandato di cattura emesso dagli Usa. Il Vaticano per evitargli il processo in America lo ha richiamato a Roma. Nel suo computer era stato trovato materiale inequivocabile e ora dovrà scontare 5 anni. Ogni tanto però gli è permessa una bella passeggiata nei giardini vaticani.