Salvatore Riggio per Corriere.it
Prima Cristiano Ronaldo con la Coca Cola, poi Paul Pogba con la birra (l’Heineken), poi Manuel Locatelli che dopo la doppietta rifilata alla Svizzera ha spostato la Coca Cola (senza, però, togliere la bottiglietta) e ha messo l’acqua davanti al suo microfono. E poi, e poi basta (forse). Perché l’Uefa ha alzato la voce. Per la felicità degli sponsor.
Il massimo organismo continentale ha chiesto ai giocatori delle 24 squadre di smettere di rimuovere le bevande. «È importante perché i ricavi degli sponsor sono fondamentali per il torneo e per il calcio europeo», ha detto il direttore di Euro 2020, Martin Kallen, in una conferenza.
È stato sottolineato che le regole del torneo richiedono il rispetto degli accordi della Uefa con gli sponsor, anche se i giocatori con precetti religiosi da rispettare (come è capitato a Pogba, di fede musulmana) «non avranno una bottiglia di alcolici davanti». Da ricordare che la Coca Cola e l’Heineken sono tra i 12 sponsor di alto livello e contribuiscono alle entrate totali del torneo per quasi due miliardi di euro. Una cifra importante.
Tra l’altro, anche i giocatori ottengono, in maniera indiretta, dei soldi dalle entrate commerciali di Euro 2020 attraverso le loro federazioni e club nazionali. Conti alla mano, le 24 federazioni nazionali, partecipanti al torneo, divideranno 371 milioni di euro di premi in denaro. Inoltre, in caso di successo in tutte e tre le partite del girone è previsto un bonus di 34 milioni di euro.
L’Uefa è corsa ai ripari, dopo il gesto di Cristiano Ronaldo che ha fatto infuriare la Coca Cola. È bastato il gesto dell’attaccante della Juventus e del Portogallo (campione in carica) per far crollare le azioni dell’azienda di Atlanta. Calate da 56,10 a 55,22 dollari. Una diminuzione pari all’1,6%. Ciò significa che il complessivo della nota azienda è passato da 242 a 238 miliardi di dollari. In sostanza, quattro miliardi di euro andati in fumo.